Spaventati

Il tema della pressione che raggiunge la politica attraverso internet oggi è arrivato sulle prime pagine dei maggiori quotidiani in forme un po’ semplificate (“la linea la detta Twitter”), dopo che ne avevamo cominciato a parlare la settimana scorsa: e si intuisce che diventerà un tormentone giornalistico per diversi giorni, con ricerche di pareri i più creativi. Ma il vero tema viene da più lontano e se ne discute da un po’ (pensate a quanto si fanno “dettare la linea” da Twitter i giornali), ed è quello del rapporto di una politica debole – perché fatta da politici umanamente deboli, ovvero quanto lo è la maggior parte dei cittadini, e dei giornalisti – con il consenso e il dissenso: cioè quello del passaggio dalla democrazia alla demagogia (che contiene la ricerca del consenso e la paura del dissenso). Ne parlò bene Thomas Friedman nel 2011, e ne scrissi questo.

Ma a una cosa in particolare ho pensato molte volte: è l’eventualità che la tanto celebrata opportunità data da internet alla trasparenza dei comportamenti pubblici, alla espressione di opinioni e pareri, al disporsi alle critiche e all’avere uno spazio per farle, abbia generato non solo un benefico maggior controllo e giudizio su quei comportamenti e interventi, ma che quel controllo sia traboccato in una sorta di ricatto continuo e di sudditanza psicologica, incapace di convivere coi più minimi dissensi. Provo a dirlo con un periodare meno lungo e fumoso.

Mi pare che ora abbiano tutti paura di ogni più piccola e isolata critica. Mi capita spessissimo, da anni, di parlare con grandi giornalisti, direttori, imprenditori affermati, tutti agitatissimi dall’intensità e dalla violenza dei commenti online, o di quello che leggono su di loro su questo o quel blog. Mi pare che la mano sia continuamente trattenuta, nello scrivere, nel dire la propria, o nel fare la propria, dalla disabitudine a questa frequenza di feedback e giudizi, che intimorisce. E alla fine limita. Sono abbastanza certo che in altri tempi avremmo detto più liberamente e serenamente cose che oggi, se pure diciamo o scriviamo, condiamo con mille distinguo, premesse, contrappesi dialettici volti a parare preventivamente le obiezioni e le critiche che già ci figuriamo.

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21 commenti su “Spaventati

  1. splarz

    Aspetta ‘spetta ‘spetta: sposi la l’idea della Bindi per cui il voto a Rodotà era mosso da una spinta eversiva e superficiale e che i parlamentari del Pd che l’hanno sostenuto era deboli e facili a manipolazioni demagogiche? Ti prego dimmi che ho capito male.

  2. Francesco

    @splarz, se ho capito bene io, hai capito male.
    (leggi l’articolo linkato)

  3. johndoe

    Situazione di qualche anno fa: betoniera impazzita, guidata da autista ubriaco, calpesta 2 o 3 macchine ed entra nel giardino della scuola sfondando il muro. Qualche decina di persone sul posto, uno un po’ anziano: la pena di morte!! Due o tre ragazzi sghignazzano. Qualche mamma preoccupata: pensa se i bambini fossero stati fuori, il vigile: non c’è niente da vedere….
    Tutti dicono qualsiasi cosa a chiunque, senza conoscerlo.
    Solo che era, per fortuna, un evento raro. Ora no, ora lo facciamo tutto il giorno su qualsiasi argomento. Prima solo con i pc, poi sempre e ovunque grazie ai fottutissimi smartphone. Concettualmente è la stessa cosa, quindi perchè ora stiamo qui ad allarmarci? Per il vecchietto della pena di morte? O perchè i babbei che mandiamo in parlamento ci credono? E i giornalisti scrivono?
    Non compriamo i giornali e in parlamento mandiamoci la gente giusta che è meglio, oppure leggiamo il Fatto e votiamo Grillo.

  4. Mike

    Io spesso nella violenza dei commenti ci vedo un bisogno disperato di essere ascoltati (non tutti, vabbè ma certe cose sono fisiologiche).
    Quanti giornalisti fino a che non esistevano commenti si potevano permettere di scrivere cose sbagliate, false, parzialmente corrette, decisamente di parte, senza mai una sola volta doversi correggere?
    Il problema è che ci siamo ritrovati catapultati da una situazione in cui sapere la verità su fatti o personaggi era privilegio di pochi ad un mare magnum dove si trova tutto e il suo contratrio. E il problema è che troppi giornali/giornalisti (e mettiamoci in mezzo anche i protagonisti della cosa pubblica) ancora ragionano come se ci trovassimo nel passato.

  5. uqbal

    John Doe

    No, in realtà il problema è che ci sono politici, tra cui ha deciso di mettersi Civati, che rinfacciano alla direzione del PD “di non aver ascoltato il sondaggio di ieri” (Civati non si rende conto di quanto assomiglia in Berlusconi nel dir questo).

    Bersani e la dirigenza erano screditati da un pezzo, e ora stanno soltanto percorrendo gli ultimi metri del percorso preparatogli dalla loro incompetenza e arroganza. Incompetenza che nelle elezioni del Presidente hanno riguardato non il loro rapporto con l’elettorato (si facevano un punto d’onore di non saper comunicare e i disastri elettorali sono ormai acquisiti), ma ciò in cui dovevano teoricamente essere bravissimi: la navigazione a vista, puramente tatticista e politicista, in Transatlantico.

    Quel che mi interessa a questo punto è capire se questa opinione pubblica esista davvero: quelli che ora sono incazzatissimi con Bersani sono gli stessi che lo hanno votato alle elezioni? Sono gli stessi che davano, e danno, addosso a Renzi? Che rappresentano? Che vogliono? Che farebbero al posto degli idoli che esecrano?

    Se dobbiamo considerare questa massa in blocco, a me pare che si colga un solo dato: chi protesta davanti al parlamento o lancia tam tam come quello per Rodotà (che pure il partito avrebbe pure potuto sostenere, se davvero aveva delle chances, senza troppi patemi d’animo) in realtà è un sacerdote autonominato che chiede sacrifici umani sull’altare dell’identità. L’urlo in questi giorni è stato “Ma Rodotà è di sinistra!”, come se tra i prerequisiti del Presidente ci dovessere essere l’appartenenza a sinistra…ma che davvero vogliamo vivere così lo Stato?

    Se invece sono schegge impazzite dalle idee e dalle identità diverse, possiamo solo dire che non rappresentano niente e nessuno, perché il principio della democrazia non è nel chi fa ad urlare più forte.

    Eppure mi sembra che la reazione, civatiana ma anche di tanti altri, sia un’inversione rispetto a quel che servirebbe: agli incazzati della piazza non bisogna dire “ecco, sono la voce della tua incazzatura”.

    Tutto questo forse è stato facilitato dall’invadenza dei social network. Ma ora possiamo fare la tara a questa confusione di fondo, io credo, e prenderla per quello che è, ovvero una cosa a tratti utile per portare in emersione dei problemi), talvolta puro folklore, talaltra brodo primordiale per l’eversione.

  6. splarz

    @ Francesco: l’articolo quale? L’indignato feroce?
    Quel che continuo a capire leggendo questo post è esattamente quello che ha scritto Uqbal: Civati è stupido perchè segue gli umori della gggente.
    Tralascio l’enorme falsità per cui il voto a Rodotà sarebbe stato giustificato con “è di sinistra” (è uno straw man argument di dimensioni cosmiche) perchè, se dopo il dramma di questi giorni quel che ha capito molta gente è riassumibile in questo post o nel commento di Uqbal (ma potrei citare il Filloley di oggi), non ho proprio più le forze per combattere i mulini a vento.
    (Qualche anima compassionevole dei miei limiti può spiegarmi dove sto sbagliando?)

  7. uqbal

    eh no splarz

    E’ un po’ comodo dire “non ho voglia di argomentare”. Dimostrami dove mi sbaglio e cambierò volentieri idea. Oddio, forse non volentieri, ma la cambierò.

  8. lorenzo68

    In realtà la politica non è debole ma arrogante, vecchia, e nuda davanti al nuovo che avanza.

    Tranne Grillo nessun politico è andato nelle piazze a parlare alla gente. Nessuno. Berlusconi insegna?

  9. Mike

    @uqbal
    non ti passa proprio per la testa che ci siano persone, elettori, che sono stanchi di questa dirigenza del PD vero? Non ti passa proprio per la mente che sono gli stessi che nel 1998 complottavano contro Prodi. Stessi identici nomi. E che anno dopo anno hanno fallito.
    Io sono un ex-elettore PD. Non mi ritrovo, purtroppo, né in Grillo, né in altri. E non mi sembra proprio di essere da solo. Se vuoi, continua pure a credere che sia soltanto folkore. Tanto i voti per vincere le elezioni ce li avete, vero?

  10. rinko

    Il problema è che quando non ci sono idee forti, convinzioni solide, una linea chiara da seguire, le critiche e le interferenze della “base”, o presunta tale, hanno l’effetto di demolire quelle poche certezze che si hanno.
    Il problema ovviamente non è nell’esposizione ai commenti critici o violenti, il problema è che non si sa cosa sia giusto fare, la scelta migliore da prendere mediando tra la propria storia, la propria identità e la contingenza.
    Quindi dico ben vengano i commenti incazzati, ben vengano le critiche aspre (certo, sarebbe sempre meglio avere critiche educate e costruttive, ma si sa come va il mondo reale), perché mettono in luce o una mancanza di contatto tra una parte dell’elettorato e la dirigenza dei partiti oppure la confusione, la debolezza e l’incertezza di chi probabilmente è inadatto al ruolo politico che ricopre.

  11. splarz

    @uqbal: una argomentazione è quella di Mike. Le altre:
    – chiedi se esiste “questa” opinione pubblica: francamente non so come risponderti. In questi giorni hai visto una montagna di persone che si dichiara elettore di sinistra e manifesta il proprio dissenso intervenendo sui blog, sulle pagine facebook dei parlamentari, scendendo in piazza a manifestare, la stessa gente che non vota più Pd ma vota Grillo. Questa gente c’è, parla da anni, si manifesta in ogni modo e tu ti chiedi se esite.
    – Il M5S ha consultato i propri iscritti e ottenuto una decina di nomi. Il nome di Rodotà girava da ben prima che esistessero le quirinarie, sostenuto poi da molti giornalisti di sinistra e/o più vicini al movimento. Il motivo principale è che, pur avendo idee di sinistra, è sempre stato indipendente dalle logiche di partito. Personalmente è una delle poche personalità che quando parla vorrei abbracciare e baciare per la stima. E’ la sua indipendenza, non l’essere di sinistra, il tratto che più lo rendeva idoneo a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica: perchè nessuno avrebbe potuto accusarlo di fare il “gioco dei comunisti”. La paura di B per una figura del genere (e quindi dell’intero Pdl) riguarda l’irremovibilità sulla legalità, esattamente quello che non è stato Napolitano (la storia del lodo Alfano io non l’ho dimenticata). Ecco, se questa è l’unica critica che è possibile muovere a Rodotà ben venga: sono sicuro che persino molte persone che han votato Pdl non vogliono favori a B per le sue malefatte.
    – Il rimarcare “è di sinistra” serviva a sollevare quella che a tutti pareva un’evidenza: Rodotà non era un candidato di bandiera (parlava persino male di Grillo) e che non c’era alcun motivo per non votarlo. Personalmente ero convinto che tra il suicidio e il voto a Rodotà alla fine il Pd avrebbe votato Rodotà; ha scelto invece il suicidio.
    Tutte queste cose son state dette, scritte, lette, ripetute e gridate per giorni: poi arrivi tu e dici che bisognava votare Rodotà perchè di sinistra e che Civati segue gli umori della gente (come se fossimo tutti un branco di idioti imbeccati da qualcuno).
    Scusa se mi cadono le braccia.

  12. Lazarus

    Ah ecco dov’era il problema, i poveri politici sono intimiditi dai commenti degli utenti sui social network e hanno una fottuta paura di sbagliare o di dire qualcosa di inopportuno. Quindi? Ma davvero davvero: di cosa diavolo stiamo parlando?

  13. uqbal

    Mike

    Io questo PD, alle elezioni non l’ho votato e mi sono preso anche un sacco di insulti per questo. E non l’ho votato perché sapevo che si andava verso questo esito, anche se neanche io pensavo che la crisi del PD sarebbe stata così fragorosa.
    Fosse dipeso da me questa dirigenza PD il Parlamento l’avrebbe visto in cartolina. Ma dire che Bersani, D’Alema e compagnia sono inadatti e ridicoli è una cosa su cui concordano ormai quasi tutti, dai renziani ai filovendoliani. E’ una cosa vera, ma non basta.
    La mia impressione è che la piazza, in questo caso la “piazza di sinistra”, sia sempre scontenta. A prescindere. La mia impressione, parzialissima e forse impropria perché me le sono creata bazzicando blog qua e là, è che Bersani ormai venga visto come un D’Alema in sedicesimo (e lo è), ma che l’unica alternativa sul piatto, Renzi, sia il diavolo in persona. E chi piace? Barca, uno che ricorderemo per il catoblepismo e per aver speso 55 pagine proponendo solo una debolissima idea (la divisione dei poteri tra funzionari e candidati, wow).
    Cioé piace sempre e comunque l’affermazione identitaria, quella che riesce a distorcere la realtà fino a scordarsi che Monti non era espressione della finanza internazionale, ma della nostra incapacità di farci i conti in tasca (a destra come a sinistra), per cui invece di ragionare su come risanare lo Stato, ci si è messi a cercare una rivalsa contro la supposta tecnocrazia che ci ha fatto tanto male…con un solo anno di governo!

    Una base che chiede sempre di “cambiare tutto” e che bolla come di destra chi cambiamenti concreti li propone davvero. Dopo tanta retorica contro il personalismo nella politica, la realtà è che la sinistra non sta aspettando un leader, ma un messia. Possibilmente che possa moltiplicare i pani e i pesci, altrimenti di qui non se ne esce.

  14. uqbal

    Splarz

    Mi sa che non ci siamo capiti. A me Rodotà andava pure bene come Presidente della Repubblica, e di Marini mi infastidiva più il modo in cui il PD l’aveva nominato che la sostanza della sua persona politica (che pure trovo di un filisteo irritante).

    Quel che dico è: perché si è dovuto morire per Rodotà? E dall’altra parte, perché si è dovuto morire per non appoggiare Rodotà? Due opposte stupidità non hanno creato un esito saggio, tutto lì. Ma uscirse come fa Civati con la storia “del sondaggio di ieri” significa che della politica se ne ha una visione à la Masaniello.

  15. uqbal

    Cmq, mi sono accorto di un errore nel mio primissimo intervento: “quelli che ora criticano Bersani sono gli stessi che lo hanno votato alle PRIMARIE?”

    Nel senso di dire: all’epoca il baluardo identitario, in chiave anti-Renzi, era Bersani, e non si sentiva il bisogno di valutarne il profilo in termini di capacità e proposta politica. Ora che ha fallito, Bersani è il capro espiatorio, ma nessuno che dica forse la linea fassina-bersani non era un granché. Anzi, non erano abbastanza interpreti di quella linea!

    Ma allora vogliono essere presi in giro, davvero…

  16. Robdale

    Per quanto tempo andrà avanti questa storia di twitter? Se veramente la rete fosse stata così potente adesso avremmo Rodotà PdR, no? Dare la colpa a twitter e Fb è solo una scusa trovata dai vecchi dirigenti Pd per mascherare il loro insuccesso e minare la credibilità dei dirigenti più giovani. E purtroppo a portare avanti questa tesi ci sono anche molti giornalisti. Questo non significa che la rete non abbia la sua influenza, è chiaro, ma da qui ad attribuirgli la responsabilità del pasticcio che è stato fatto con l’elezione del PdR ce ne vuole. Per piacere, non caschiamoci, non ci distraiamo…

  17. rinko

    uqbal

    “Dopo tanta retorica contro il personalismo nella politica, la realtà è che la sinistra non sta aspettando un leader, ma un messia. Possibilmente che possa moltiplicare i pani e i pesci, altrimenti di qui non se ne esce”.

    Hai ragione da vendere, è proprio per questo che la “piazza di sinistra” (a cui tutto sommato posso dire di appartenere) rimarrà sempre scontenta e, aggiungo, sempre perdente.

  18. ro55ma

    @uqbal
    praticamente sovrascriverei tutto quanto eccetto la questione della “piazza di sinistra”:
    Non esiste, sono mille (come le anime del PD) e in tanti il messia lo stanno trovando in Grillo che, non a caso, risponde perfettamente al bisogno di “azzeramento/annullamento e poi si vedrà”.
    Tutta la filastrocca di Rodotà che avrebbe potuto, avrebbe aperto, avrebbe risolto, nei confronti di Grillo e dei cittadini (superdotati e selezionati) è già evaporata nella “conferenza stampa” e nel blog che ri-annuncia la morte degli zombi e l’arrivo del centopercento alle prossime elezioni.
    Il mosaico che va da Turigliatto-Vendola-Ingroia fino al Sindaco di Parma passando per Lombardi&Crimi sarebbe il riferimento politico della nuova sinistra che inneggia al Rodotà integerrimo (appena un po’ trombato , poi sistemato e quindi ri-trombato dal PDS-PD) e che risolverà i problemi del Paese oltre a quelli della sinistra medesima. Sono riusciti a trasformare persino Franceschini (non proprio quello che si dice un genio della politica) in martire..

  19. butred77

    Può essere che solo ora (meglio tardi che mai) l’Italia ha un’opinione pubblica influente al pari di altri stati democratici occidentali e bisogna per forza di cosa tenerne conto?

  20. andrea61

    A me pare che in un paese normale, con una politica appena appena in salute certe situazioni restrebbero fuori dalla porta. Al PD e’ mancata completamente qualsiasi tipo di strategia, di una visione globale che ne dettasse la rotta. Dopo la non riconosciuta sconfitta si e’ puntato al vivacchiare giorno per giorno diventando in questo modo sensibili ai vari refoli di vento che di volta in volta colpivano le sforacchiate vele piddine. Anche sul PdR si e’ consumata una celebrazione della confusione che sta nelle teste dei maggiorenti del PD. Un Presidente che unifichi il paese o una bandierina di SX che stia sullo stomaco ai “nemici” ? Un Presidente funzionale alla coesione dell’Italia o uno che serva al PD per restare vivo e magari unito ? Insomma, un Presidente eletto pensando solo ai propri elettori come si trattasse di un Presidente del Consiglio o avendo invece in testa il profilo più istituzionale. Ambedue posizioni lecite, ma non si può abbracciarle tutte e due mantenendo un minimo di onesta’ intellettuale.
    I tweet, facebook e socialnetwork vari sono poi strumenti pericolosi per chi non ha chiara la rotta perche’ continuano a perpetrare il grave errore in cui cade sistematicamente la politica italiana, ovvero pensare che chi urla di piu’ sia la maggioranza o rappresenti comunque una sorta di elite dell’opinione pubblica.

  21. johndoe

    Ma tu guarda alle volte, che culo, avere la sottile acutezza politica di un minatore del senegal. Per come la vedo io, troppe seghe. Ora tutti a fare raffinate analisi sulla rozzezza del fenomeno rete, dopo che per 20 anni sono andati in giro con rep. in mano, che li invitava ogni giorno a 18 girotondi, 7 indignazioni e 9 appelli. Il luogo dei più tranquilli è il blog del fatto, ma per quelli veramente dotati c’è Micromega. E per le massaie e gli studenti c’è Grillo. Ce n’è per tutti i gusti.
    @ uqbal: vuoi capire se è opinione pubblica, ma quale opinione pubblica? Non è pubblica e non è neanche un’opinione, è berciare di comari e cattivi maestri. Pochi delinquenti intellettuali che allevano un mare di tricoteuse. C’è crisi in tutti i campi, e le crisi sono il momento dei furbi.

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