È quello che ci metti dentro

La discussione su rivoluzioni e turpitudini dei cosiddetti “reality show” in tv sembra una cosa così lontana: sia perché la tv li ha ampiamente metabolizzati, spalmandone gli approcci un po’ ovunque, sia perché la discussione in sé fu piuttosto sbilenca e fuorviante. Alcuni finirono per contestare al format la deriva verso la pessima qualità della televisione italiana, e attribuirla alla scelta di mettere in scena la realtà, senza filtri o interventi editoriali. In realtà il peggio della tv viene dall’inganno, dall’artificioso spacciato per sincero, da chi finge spontaneità e verità costruendole (fino al circo del giornalismo recitato, con gli attori e i fumetti al posto della realtà come se fossero la stessa cosa). Ma far vedere le persone che sono se stesse – se si è bravi abbastanza da ottenerlo – non solo è buona televisione, è addirittura informazione di qualità. C’era più verità nei primi scomposti Grande Fratello che non in Servizio Pubblico oggi. Il problema non è il format: è quello con cui lo riempi, ed è in questo che il Grande Fratello dava invece il peggio, mostrando la verità delle vanità giovanili che ci sono familiari e niente più. E la dimostrazione è che un premio autorevole e di qualità come quello del Festival di Venezia, quest’anno è stato dato a Sacro GRA: che è un reality, né più né meno, pieno di storie e cose che non sapevamo.

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