Post-irish

Sulla musica irlandese ci si divide di solito in: quelli che la amano e vanno nei pub irlandesi delle cittadine italiane per sentirla; quelli che non gliene frega niente e vanno nei pub irlandesi delle cittadine italiane per le birre; quelli che non la sopportano e la associano a tutta una serie di vituperati generali musicali world music, dalla “musica andina” vituperata da Lucio Dalla ai “cori russi” vituperati da Battiato.
Ed effettivamente tutti quei violini sovreccitati possono stufare, se non sei ancora alla quarta birra nel pub irlandese, malgrado Van Morrison. E quindi se leggeste nelle recensioni uscite sul primo disco di una band che si è chiamata “The gloaming” (il crepuscolo) che fanno “musica irlandese” o peggio ancora “celtica”, potreste essere diffidenti. Il fatto è che assieme ai bravissimi musicisti irlandesi nella band c’è l’americano Thomas Bartlett, pianista e compositore che ha lavorato con molti grandi della musica indie americana (The National, Antony, Glen Hansard. E quindi il disco (che si chiama The gloaming pure lui) è una meraviglia notturna e nebbiosa di pianoforti, gorgheggi, e sì, influssi irlandesi, ma sparigliati in un altro modo da come li conoscete. Insomma, dopo la quarta birra potrebbe prendervi un po’ malinconica, ma altrimenti è bellissimo.

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