Forconi e foglie di fico

La prendo larga, ripartendo da ieri, ma arrivo a oggi. Ieri Angelo Panebianco ha scritto una cosa sensata sul Corriere: che politica, giornali, e tutti quanti noi persone che siamo un po’ gregge di politica e giornali – lo siamo, non assolvetevi – diamo una gran mano al M5S e ai suoi messaggi dissennati e qualunquisti: da una parte mettendolo quotidianamente al centro di discorsi politici, pagine di informazione, chiacchiere, e sopravvalutando la sua qualità e capacità reale; dall’altra adeguandoci ai suoi messaggi e alle sue falsificazioni, introducendoli nel discorso senza opporci e anzi facendoli nostri, mainstream, a cominciare dalle sciocchezze sui “cittadini qualunque” che dovrebbero governare. Vista da qui è una riflessione vecchia, ne parliamo da anni: sia rispetto alle tantissime cose enfatizzate e costruite da quotidiani e tg fino a farle diventare davvero delle cose anche quando non lo erano, sia rispetto alla stupida demolizione dell’autorevolezza delle élite e delle classi dirigenti, e del populismo conseguente. L’entusiasmo del Foglio di oggi su quell’articolo mi pare quindi eccessivo (la stessa formula del titolo era già qui, o qui), ma capisco che vedere sul Corriere un po’ di ragionevolezza in questo senso sia stato un piccolo sollievo: il mio dubbio semmai è per quei commentatori come Panebianco (rari) che scrivono sui quotidiani contro i quotidiani senza citare i quotidiani, e partecipano a loro volta del grande blob dell’informazione amorale e indifferente dei quotidiani stessi senza scalfirla mai davvero: una specie di cartellino timbrato della fronda, inutile, anzi foglia-di-fico, come quei rituali passaggi negli editoriali dei direttori sulla libertà di informazione che dicono “certo, anche noi giornalisti facciamo degli errori”, eccetera. L’opinionista (moderatamente) autocritico sta diventando una figura professionale canonica nel parco commentatori dei quotidiani, come la rubrica brillante in prima pagina: ma non arriva mai a somigliare a un public editor all’americana, perché non contesta mai fatti e sbagli concreti, non fa mai nomi, non critica mai il giornale stesso e usa formule vaghe e generiche come “i mezzi di informazione” per non urtare nessuno. Serve a coprire l’ultimo spazio di demagogia che i giornali non coprono, quello dell’insofferenza dei lettori per i giornali. Il passaggio di Panebianco di ieri che avrebbe dovuto articolare la vecchissima questione di come ci sia stata una promozione giornalistica del M5S e di Grillo e dei loro scellerati temi era:

“molti mezzi di comunicazione che cavalcano, e amplificano, la cosiddetta «indignazione popolare contro la classe politica»”

Tenetela comunque a mente, questa frase, che tra poco torna buona. Perché non è che il Foglio non abbia ragione, comunque, a notare la contraddizione tra il dire di Panebianco e il fare del Corriere: e vengo al punto di oggi. Nella pagina delle lettere del Corriere – quella dove Aldo Cazzullo si è detto qualche giorno fa “umiliato” dall’apertura di uno Starbucks e preoccupato che ci lavorino degli immigrati, e qualche tempo fa aveva messo in relazione la morte di un immigrato annegato col fastidio nostro per gli immigrati che ci molestano mentre siamo al bar – questa linea editoriale grillo/leghista di aizzamento dei cittadini contro il preteso privilegio di qualunque privilegiato ha oggi dato vistoso spazio al dispiacere (umano e comprensibile, il dispiacere) di un lettore trasformato in protesta civile contro la povera Fiorella Mannoia messa alla gogna a centro pagina solo per non avere salutato dei fans (scrivo per gli eventuali cercarogne che non sono normalmente in sintonia con le espressioni musicali e politiche di Fiorella Mannoia). Se cliccate si ingrandisce.

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I “professionisti dell’anticasta” sono qui e l’espressione è in questo caso perfetta: non ci sono intenzioni politiche o ideologiche, solo “professionismo” giornalistico contemporaneo, l’idea che l’anticasta paghi, e che se ha funzionato su Repubblica il bambino che non aveva avuto un autografo di Fedez, allora può funzionare Mannoia che non saluta, e possiamo tutti godere dei suoi fallimenti per giusta punizione (poi scrivono gli editoriali sugli haters delle celebrità online, o si arrabbiano se un troll li insulta su Twitter). E funzionerà. A differenza della riga di Panebianco sui “mezzi di informazione” che “cavalcano e amplificano l’indignazione popolare”.

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