La différence

Come certi geologi che vanno ciclicamente a misurare lo spostamento di una massa di roccia conseguente a un intervento umano di qualche tipo per verificare se quell’intervento abbia avuto risultati rassicuranti o preoccupanti, ogni tot mesi aggiorno e rivedo le conseguenze della creazione del governo Renzi nel 2014, per valutare se abbia avuto ragione lui a volerlo ottenere in quei modi del tutto legittimi ma non molto ortodossi e convincenti, oppure chi tra noi pensò che quella “scorciatoia” pregiudicasse progetti più coerenti, più ambiziosi e duraturi, pur riconoscendo che la politica ha bisogno di scorciatoie, e l’arte del compromesso e bla bla bla.

A questo giro non rifaccio tutte le considerazioni precedenti su risultati e fallimenti, ma declino la riflessione solo sul tema dell’attrazione che molti renziani stanno manifestando per il modello Macron e i suoi successi. E bisogna dire che Macron l’ha avuta più facile di Renzi, in termini di opposizione: ha dovuto battere Marine Le Pen, che non era un’impresa banale, ma compiuta quella il fronte delle sue opposizioni era completamente sbriciolato e nessuno è riuscito ancora (succederà, presto) a costruire un “antimacronismo” capace di aggregare contro, in assenza di progetti alternativi convincenti. Matteo Renzi invece era arrivato a quella svolta del 2014 già circondato da concorrenti e avversari agguerriti e forti, e il suo risultato alle Europee – per quanto alle Europee – vale molto di più, in termini di difficoltà (poi è vero che Macron ha creato un partito e Renzi ne ha usato uno già forte). Ma insomma, sono due risultati che si somigliano, perché raccontano che a un certo punto gli elettori vedono arrivare qualcuno di nuovo non ancora deprecato da insuccessi (evitabili e inevitabili) e da logoramenti da parte dei nemici, e gli danno un sacco di fiducia e speranza.

Il problema (per Renzi) è che Macron quella fiducia e speranza le ha investite in elezioni legislative e ha portato a casa una maggioranza con cui può fare ora abbastanza quello che vuole (ora vedremo): Renzi no, e si è costruito invece una maggioranza di governo alfanata e non altrettanto legittimata, dando un’arma molto efficace ai suoi già agguerriti nemici (l’argomento suo e dei suoi è che “con quella legge elettorale non si poteva ottenere altro”, ricordo per completezza).
Insomma, da geologo, su questa questione ho sempre detto che contano i risultati per giudicare chi abbia avuto ragione: Macron ha una maggioranza solidissima per cambiare le cose, Renzi no, non l’ha mai avuta e niente fa pensare che ce l’avrà più. Può darsi che sarebbe stato così comunque, date le peculiarità italiane – ma allora piantiamola con i paragoni con la Francia e con il citare Macron come modello – e che quindi sia da rallegrarsi di quello che il governo Renzi e la sua successione Gentiloni hanno fatto finora (non poco). Ma se volevate Macron, dovevate fare Macron prima.

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