Il vento fa il suo giro

Suona come il senno di poi ma fidatevi che non lo è: chi era alle ultime rassegne stampa del Post può testimoniare che avevo già espresso dello scetticismo e dei timori sull’eccesso di enfasi ottimista che il PD, e i media che lo sostengono di più, avevano dispiegato nelle settimane scorse.

Adesso è comunque facile criticare quell’eccesso di enfasi ottimista, e infatti la cosa da fare eventualmente è notarne le fallacie per cercare di non ripeterle: pur col disincanto generato dalla coazione a ripetere le stesse sciocchezze, sia nel PD che tra i giornali e i giornalisti che ne auspicano maggiori successi con ponderose quanto vacue riflessioni sui “campi larghi”.

E la fallacia fondamentalmente è stata una: immaginare che “il vento fosse cambiato” senza nessuna ragione al mondo per pensarlo. Ovvero con un metodo totalmente antiscientifico. Adesso, pensiamoci un momento: perché avrebbe dovuto essere cambiato? Perché un paese che ha sostenuto una chiara vittoria delle destre un anno e mezzo fa avrebbe dovuto – anche parzialmente – cambiare idea? Non sono avvenuti fallimenti di quel governo – se non agli occhi miopi di chi non l’ha votato – da allora a oggi. Non è cambiato “il vento” populista e retrogrado che circola ormai da dieci anni in tutto il mondo, e il Portogallo lo ha appena confermato. E infine non è cambiato niente nella capacità delle opposizioni di creare maggiore fiducia, di attirare altri voti, di estendere il bacino della sua attrattiva: niente è stato fatto. E questa, delle tre, è la sola cosa su cui le opposizioni avrebbero dovuto e dovrebbero intervenire, il PD per primo. Lo hanno fatto? Non mi viene in mente niente, a meno di illudersi che basti una nuova segretaria non particolarmente inventiva e chiara nel suo progetto politico a dire di “avere fatto” qualcosa (lo dico con solidarietà, ma a oggi il suo unico impegno sembra essere stato allearsi con altri, piuttosto che far crescere il proprio, di partito). Chi avrebbero dovuto essere, questi elettori che improvvisamente in assenza dei tre fattori citati sarebbero andati a votare il “campo largo” non avendolo fatto in passato? Gli “indecisi”? E cosa avrebbe dovuto farli decidere?

Dice: “ma la Sardegna…”. La Sardegna è stata ormai chiaramente spiegata con elementi peculiari: nessun vento che si spingesse verso altre coste. In Sardegna la candidata del M5S (ricordo: del M5S, non dei progressisti) ha vinto di pochissimi voti in un contesto in cui è stata ampiamente descritta e argomentata la fragilità del candidato avversario come fattore decisivo. E ripeto, di pochissimi voti: il vento è un’altra cosa, e il vento è sempre quello.
(tra le frasi fatte banali allora meglio “fermare il vento con le mani”, che almeno presuppone un qualche tipo di intervento deliberato per fermarlo: qui invece si è sperato che fosse “cambiato” da solo)

Tutto questo per dire cosa? Per dire che il vento non lo cambi riuscendo a sommare più o meno instabilmente gli stessi ingredienti e continuando a mandarli controvento. Non è sommando gli sconfitti da un vento che soffia su tutto il pianeta, per ragioni su cui nessuno sta intervenendo, che li fai diventare vincenti. Al massimo vivacchi perdendo, facendo l’opossum. E anzi, il risultato è di distrarre dalle priorità reali, da impegni più intelligenti e proficui, dalla costruzione di progetti più avveduti e lungimiranti. E, una volta incontrato un nuovo fallimento come domenica in Abruzzo, demotivare ulteriormente gli elettori che dovresti andare a prendere, indecisi o altro che siano. E ripartire da più indietro ancora.
(poteva essere una semplice e prevista sconfitta in Abruzzo, per le opposizioni, ed è diventata un trionfo e una conferma per la maggioranza, grazie a tutta ‘sta storia del vento che cambiava)

Ora prendete le tre cose che non sono successe che ho elencato sopra, e che quindi non avevano fatto cambiare il vento, e aggiungeteci pure l’avere predicato successi e venti cambiati in Abruzzo, e avere fallito non solo perdendo le elezioni ma diffondendo letture ingenue e smentite dai fatti. Col concorso di media interessati, certo, ma anche di una parte di noi non sveglissimi che continua a credere contro tutte le apparenze e tutti i fatti che  per qualche ragione misteriosa, pur rimanendo tutto uguale, Lucy non toglierà il pallone, questa volta.

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