C’è un momento, dopo un’ora di concerto, in cui Bob Dylan si gira verso il suo bassista, alla fine di All along the watchtower, e sembra che gli sorrida. Ma no, è una specie di smorfia, di sfogo, una distensione dei muscoli al termine di uno sforzo: Bob Dylan non ride.
Il concerto di Bob Dylan a Milano non è diverso dai suoi spettacoli da molti anni a questa parte. Un’unica sola lunga canzone starnazzata e strascicata da una voce che pare il nipote di gatto Silvestro dopo una mezza dozzina di gin tonic. Ma che importa: se sei lì e lo guardi, vedi il mito, la raffigurazione del mito, mezzo secolo di storia, vedi Bobdìlan, puoi dire ai tuoi figli “io e tua madre cantavamo Blowin’ in the wind ai concerti di Bob Dylan”, e loro risponderanno “sì, ci ha detto così anche il nonno”. Quando dal suono cullante di quell’unica ballata di due ore riesci a riconoscere e addirittura a cantare Like a rolling stone e Blowin’ in the wind, non stai canticchiando, stai saldando l’ultimo debito con il Novecento, sei davanti al muro di Berlino e ai funerali di Martin Luther King.
E allora pensi: ma Bob Dylan ha mai riso? L’hai mai visto ridere? Che uomo è questo, che si comporta con una modestia e una timidezza che forse sono l’unico modo per riuscire a essere il mito (chi c’è, in giro? Lui, il papa, poi?), e il cui solo vezzo “umano” è passarsi a ogni pausa le mani nei capelli crespi, anch’essi icona immutabile della leggenda? Non batte ciglio di fronte a un pubblico entusiasta e commosso da un’omino (tutti i grandi sono piccoli) che ogni tanto piega appena il ginocchio e stravolge le sue canzoni come se fossero roba solo sua.
Quest’uomo è simpatico, tutti qui lo chiamano per nome e nessuno lo conosce più di quanto siamo abituati a sapere, nostro malgrado, di Sting, Bono, Mick Jagger e Piero Pelù. E’ uno che è diventato una leggenda un po’ per bravura, un po’ per caso, ed ha saputo comportarsi da leggenda con una discrezione e una eleganza di cui pochissimi sarebbero stati capaci. Chissà cosa accidenti pensa, Bobdìlan, mentre canta Forever Young?
Un mito una leggenda
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