Call me Ginger

Ginger è un monociclo di dimensioni ridotte e velocissimo, un’auto indossabile, un mezzo di locomozione minimo e rivoluzionario, insomma. La trasformazione della vita contemporanea sulla terra, per tenersi bassi. Il prodigioso e misterioso progetto su cui la stampa mondiale si sta lambiccando da alcuni giorni costruendo articoli criptici e al limite del ridicolo, potrebbe essere stato svelato ieri dal Washington Post che ha raccolto pareri, indiscrezioni e notizie che dalla Silicon Valley al New Hampshire camminano in equilibro su un filo di Arianna di links sospeso sulla rete. Ci sono diversi punti interrogativi nella rivelazione, che però sembra soddisfare le indicazioni che erano circolate finora.

Il borboglio mediatico è stato sollevato da una presunta fuga di notizie. Il sito Inside.com è venuto a sapere che la Harvard School Business Press aveva anticipato 250 mila dollari per la pubblicazione di un libro di cui non sapeva niente. Se non che parlerà di Ginger. Di cui non sapeva niente. Nel giro di qualche giorno Inside.com ha scoperto che Ginger e un progetto – di cui il libro dovrebbe narrare la storia – ideato dall’inventore Dean Kamen, che ha tra i suoi investitori un venture capitalist di comprovata esperienza, John Doerr, e tra i suoi sostenitori Jeff Bezos di Amazon e Steve Jobs di Apple. E che, stando alle fumose informazioni fornite, “sarà più rivoluzionario di internet” e “cambierà il modo in cui le persone vivono”. Costerà circa 2000 dollari e sarà pronto nel 2002.  E ancora, “sostituirà prodotti sporchi, costosi, a volte pericolosi e spesso frustranti, in particolare per chi vive in città” (“forse si tratta di un’alternativa al sesso, allora”, ha commentato il Post).

Il web si sta sbizzarrendo da qualche giorno in illazioni e ipotesi tra l’astruso e il delirante. E la scuola di pensiero più solida, per ora, è quella che sospetta la bufala. Agli scaltriti saputelli che il mondo contemporaneo ha fatto di noi viene assai facile smontare le modalità di costruzione della vicenda Ginger, e in cuor nostro sperare nel maldestro ruzzolone di chi se la beve. Eppure.

Eppure Kamen è davvero un ingegnere, un inventore stimato e di ricco curriculum. Ha 49 anni e vive in una villa su una collina progettata da lui a Manchester, New Hampshire, poco lontano dalla sede della sua società. Ha brevettato alcuni attrezzi medici eccellenti, tra cui un apparecchio mobile per l’insulina e una sedia a rotelle versatilissima e computerizzata, che sale le scale e affronta disinvoltamente le curve. Ha ricevuto un premio della Casa Bianca e ha presentato la sedia davanti al vicepresidente Gore. Il libro già venduto per tutti quei soldi avrà un autore, un giornalista che ha pubblicato su autorevoli riviste scientifiche e ha curato un ritratto di Kamen sullo Smithsonian nel 1994. E né Bezos né Jobs hanno smentito le dichiarazioni di ammirazione per un prototipo loro attribuite e riportate da tutti i media. Anche se dopo le illazioni del Post resta da capire che accidente possa capire il titolare di un negozio planetario di un nuovo mezzo di locomozione. “Una specie di asta, con sotto una ruota, una scopa volante da 90 chilometri all’ora”, fondata su un avveniristico giroscopio usato già per la sedia a rotelle mirabolante. Se fosse vero, la nuova frontiera del lambiccamento mondiale andrebbe avanzata: e come diavolo funzionerà? Non si faranno degli incidenti spaventosi? E quando piove? E come si fa a portarci le ragazze (e reclinare i sedili, soprattutto)? Ci staranno gli adesivi con la faccia di Jim Morrison?

E poi, è dalle frizzanti qualità dello zenzero che prende il nome, o dal ruotar di caviglie di Ginger Rogers? Non ci dite che è una sòla, per favore, ci stiamo divertendo.

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