Un giro al Buddha Bar

Ci sono sì e no tre isolati di distanza tra il Buddha Bar e l’Hotel Costes: per farsi in una sera i due locali più di moda del mondo, basta muoversi intorno a Place de la Concorde, a Parigi, con parecchi franchi in tasca. Quelli servono per i drinks.

Ma l’insegna rettangolare del Costes e l’enorme Buddha dorato che sovrasta la sala del Buddha Bar sono note anche a chi non c’è mai stato, ormai. Per via delle copertine dei cd. Le compilation che raccolgono la musica che vi si ascolta sono il caso discografico degli ultimi mesi. I primi cd basati su un’idea del genere, con musica lounge, ambient, o dance molto eterea, un misto di elettronica, influenze orientali e terzomondismi diversi, erano stati pubblicati qualche anno fa dal leggendario Cafè del mar di Ibiza (giunto oggi alla settima raccolta) e da un altro locale francese, i Bains Douches. Il Buddha Bar e l’Hotel Costes sono oggi i capofila di un genere di ritrovi che Libération ha chiamato i “before” (ma va scritto B4): locali inventati per passare il tempo prima di raggiungere l’ora di apertura delle discoteche e dei club notturni: il fenomeno non è nuovo, né solamente parigino, ma qui ha fatto il botto. “I before sono un alibi culturale per giustificare un’idea commerciale: musica da ascensore, volume basso, divani e drinks a 80 franchi”, dice schiettamente il proprietario del Wax Bar, Hervé Duflot. Il deejay dei Bains Douches, Claude Chaille, è il responsabile della scelta delle due compilation finora uscite sotto il nome di Buddha Bar e che sono diventate un fenomeno commerciale (ben 150mila copie per il secondo volume) e di costume: anche in Italia sono moltissimi i salotti e i locali dove il cd gira a ripetizione e la confezione è bene in mostra vicino allo stereo. Qualcuno la chiama musica-per-chi-se-la-tira, a tutti piace parlarne e mostrare di conoscerla da un sacco di tempo. Evoca lussi, modelle, località esotiche e raffinatezze varie: il vero figo ascolta il Buddha Bar, punto. Ti compri il cd e ci sei già dentro. Non che l’affare sia a buon mercato, come dice il commesso delle Messaggerie a Milano: “I cd si vendono come il pane, malgrado il doppio Buddha Bar costi uno sproposito, dalle 85 alle 95 mila lire. Bella musica, elegante, per gente che vuole tirarsela un po’ e sentirsi cool”. Chaille ha da poco pubblicato una nuova compilation, “Nirvana Lounge”, ancora più orientaleggiante, con ugual successo. Intanto il Buddha Bar – una grande sala-cripta circondata da un ballatoio-bar e dove un gin tonic costa ventimila lire – è pieno tutte le sere e va perdendo la sua funzione di “before”: la gente finisce per restarci fino alla chiusura e poi se ne va a casa. “Per ballare c’è la strada”, dice sdegnosamente la bionda maîtresse.

L’Hotel Costes è invece un vero albergo la cui hall è diventata il posto più ricercato dove passare il tempo dall’aperitivo in poi. Modelle, attori, giornalisti di moda, pubblico branché – pare di essere dentro Glamorama di Bret Easton Ellis – neanche qui si balla, ma il deejay, Stephane Pompougnac, ha prodotto tre cd (centomila copie a volta) di musica un po’ più ritmata ma sempre molto esotica, i cui interpreti sono nella quasi totalità nomi sconosciuti a chiunque non sia un iniziato. E il business ormai è così evidente che gli imitatori parigini si moltiplicano. I più agguerriti sono la compilation del Mezzanine de l’Alcazar e quella di prossima uscita del minimalista e ultra-hip Barbara Bui cafè. Ma pure in Italia l’Hotel Carducci di Cattolica ha pubblicato da poco una raccolta sulla stessa falsariga, Carducci 76.

E i locali guadagnano nuovo pubblico con la pubblicità mondiale offerta dai cd. Un gruppo di ragazzi romani in vacanza se la gode su uno dei divani di pelle del Costes. Uno di loro ha capito il trucco, ma che je frega: “Qui ti senti il più figo del mondo, la musica raffinata, la gente elegante, i cocktail costosi. Torni a casa, metti il cd e ti senti quasi il più figo del mondo”.

 

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