La televisione ha vinto

“C’è stato un momento, alla fine del secolo, in cui dire di non guardare mai la televisione ha smesso di essere di moda. Adesso lo dicono solo quelli che ci lavorano, in televisione. Forse “non c’è mai niente in tv” è ancora un mantra diffuso, ma lo si dice con qualche affettazione: e poi, piuttosto spesso, c’è qualcosa in tv”. Tom Shales è il critico televisivo del Washington Post, vincitore di Pulitzer, e ha scritto un articolo per Talk il mese scorso, che cominicia così. Il senso del pezzo è che la battaglia culturale contro la televisione è finita: la tv ha vinto. Difficile obiettare, la tv ha vinto. In più, ha vinto contro gli altri media. Ha soppiantato il cinema in numeri e impatto da un pezzo e questo si sa. Ma lo hanche soppiantato in termini di idee. Provate a pensarci, cosa ha inventato il cinema dai tempi del sonoro? Da decenni e decenni non si tratta che di raccontare una storia, e raccontarla bene. Niente di lontanamente paragonabile alla varietà di proposte della tv. Certo, ne escono dei film molto belli non spesso, anzi proprio come capita che si pubblichino dei libri belli. Ma ce ne sono che non si potevano fare altrettanto bene trent’anni fa, salvo gli efetti speciali? Dave Eggers e Mark Danielewski hanno avuto delle idee nuove in letteratura; qualche irrammentabile nome da cineclub ha provato a inventare modi nuovi di usare il cinema, senza che nessuno se ne accorgesse. Tanto che passano per grandi innovatori registi che hanno una tecnica sopraffina e uno straordinario gusto delle citazioni e delle allusioni, come i fratelli Coen. Il cinema è bellissimo. Ed è vecchio. Tutte le novità risalgono alla prima metà del secolo. Shales la mette sul piano del rapporto con la società, e rincara: “Ai critici tv si chiede spesso se non vorrebbero fare i critici cinematografici, come se si trattasse di una sorta di promozione. Macché, sarebbe una retrocessione. Sarebbe abbandonare un medium che fa battere il polso della nazione e consegnarsi a uno che con tutti i suoi successi economici ha raggiunto una rivelanza sociale nulla”. Troppa grazia, povero cinema. Ma è vero.

Lasciamo Shales e torniamo alla competizione. La televisione è stata ultimamente data per morente nella bufera di distruzione e rinascita annunciata con le nuove tecnologie. Abbiamo visto quali venti di quella bufera abbiano alla fine davvero soffiato, docilmente, tra i capelli, e quali fossero venti di bufala. La televisione ha vinto. Non c’è internet che tenga. Il progetto di sostituire i programmi tv con internet fin dentro agli apparecchi televisivi è stato dismesso, persino da Microsoft che pure ci aveva puntato molto. E quando Microsoft si mette in testa qualcosa, si sa che ce la mette tutta, diciamo. La televisione ha vinto. Internet riuscirà a starle accanto soltanto mettendosi ai suoi ordini, e allora sì. E in ogni caso la tv non è interattiva, non ci si può cliccare sopra, non permette di relazionare dieci cose assieme, né di ricevere le informazioni più disparate in ogni momento: se ne viene passivamente inghiottiti. E sapete che c’è? È proprio per questo che va fortissimo.

Ciò non toglie che il millenarista articolo contro la televisione scritto da Pietro Citati su Repubblica, domenica, sia in gran parte legittimo. Il concetto di fondo dovrebbe essere che la televisione fa schifo e che andrà a morire. In realtà, l’autore stesso lo ammette, si capisce che parla della televisione italiana. E che quindi alcuni dei suoi argomenti sui contenuti siano difficilmente refutabili. Per non dire di come gliele ammolla di diritto e di rovescio ad alcuni teleconduttori e teleospiti. Ma la tesi che la televisione sia vecchia e vada incontro a una lenta estinzione, per insurrezione o referendum, è assurda e illusoria, per chi coltivi questo sogno. La gente insorgerebbe per averla, saggiamente. Caro mio, la televisione ha vinto. Vince ogni giorno e ogni minuto in ogni angolo del pianeta. Tanto che lo stesso esempio usato da Citati per mostrare la sua pochezza il catastrofismo per cui ogni cambio di stagione è segnalato come “la morsa del gelo” o “la morsa del caldo” non gli sarebbe ignoto anche se la tv non la guardasse mai: dovrebbe smettere di leggere i giornali per sfuggirgli. Ed è sui giornali che può trovare un giorno sì e uno no le espressioni “inferno” e “killer” associate a ogni evento superiore allo starnuto. Altrettanto sproporzionata è l’accusa di non rappresentare la realtà e allora? – ma di vedere tutto in termini di ciò che è televisivo e ciò che non lo è. Trattandosi di televisione, potrebbe non essere un criterio così sconsiderato. Si potrebbe contestare ad “Alice nel paese delle meraviglie” o “Abbey Road” dei Beatles di non rappresentare la realtà? O alla prima pagina di Repubblica di essere confezionata come un prodotto giornalistico? Se si vuole la realtà, quella è fuori di casa, bisogna spengere la televisione e uscire. Detto questo, non è neanche vero che la tv non somigli al paese reale: anzi, il paese reale somiglia alla tv. Magari non tutto, grazie al cielo, così come gran parte del paese non viene mostrato dal Foglio, da Repubblica, dal Corriere e dai libri di Camilleri. Ma gli stucchevoli ragazzi del Grande Fratello esistono davvero, e sono fatti proprio così (e otto milioni di italiani reali li guardano ogni settimana): sono la realtà, quella che se ne frega degli articoli sulla tv. Come esiste il mondo raccontato da “Terra!” e da “Report” e come esistono le migliaia di persone che ogni giorno vanno in onda (salvo i falsi svelati da Striscia, ridicoli perché rari).

Certo, i salotti di vanità serali con l’alibi del giornalismo su cui si accanisce Citati non hanno niente a che fare con la verità, più col varietà. Ma allora la questione è di gusti e possiamo discutere del mediocre livello dei varietà serali con ospiti eletti dai cittadini o dello sforzo di fantasia degli autori di quiz. Roba vecchia, già. Alla stessa ora, per una cifra di abbonamento che quelli più insofferenti di noi si possono permettere, sui canali via satellite trasmettono documentari scientifici avvincenti, programmi storici fedeli alla realtà, gran bei film vecchi e nuovi, la CNN e una decina di altri canali di giornalismo reale, spettacoli di teatro, concerti di qualità, repliche del Tenente Colombo e persino il golf. Trattasi di televisione. “Per mezzo secolo ci siamo battuti con disagio contro la televisione, cercando di resisterle e preoccupandoci dei suoi effetti sui nostri cervelli, sui nostri sogni, sulle nostre politiche e sui nostri vicini di casa. E ora la battaglia è finita. La televisione ha vinto”. Shales. Sipario. Telecomando.

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