Una scatola a forma di cuore

Date. Simboli. Miti. Rock e morte disseminano di anniversari e idoli i tempi e i mondi che seguono: Graceland, la casa di Elvis; l’8 dicembre di John Lennon; la tomba di Jim Morrison al cimitero di Père Lachaise. Tra qualche giorno, 5 aprile, saranno otto anni da che Kurt Cobain si uccise nella sua casa di Seattle, a 27 anni. Lui e il suo gruppo, i Nirvana, avevano pubblicato appena quattro dischi. Eppure, la storia della sua breve vita e della sua morte godono ancora di una popolarità straordinaria e che si rinnova ogni stagione. L’anno scorso fu la biografia autorizzata autorizzata dalla vedova Courtney Love a riaccendere l’attenzione su di lui e sulla formazione del suo talento musicale. Ma l’interesse dei Nirvaniani è stato tenuto alto in tutto questo tempo dalle avvilenti questioni tra gli altri membri dei Nirvana e la Love sull’utilizzo dei materiali inediti della band e sui guadagni che ne deriverebbero. Alla vedova sono attribuite da gran parte dei fans le stesse colpe che due decenni prima erano state addossate a Yoko Ono: l’aver plagiato il marito, in sostanza, e aver cercato poi di approfittare della sua eredità, e della sua morte. Lei non fa niente per dimostrare il contrario, e nei giorni scorsi ha annunciato la vendita a una casa editrice dei diari di Cobain per quattro milioni di dollari. Mentre la pubblicazione di registrazioni e inediti in un cofanetto viene rimandata da anni tra i litigi dei contendenti.
Intanto, mentre i critici vedono l’influenza dei Nirvana nel successo recente di nuove band di rock schietto e tradizionale Strokes, Black Rebel Motorcycle Club il mito di Cobain è di ispirazione per un’opera di maggiore e più vario respiro. Tommaso Pincio, 38 anni, al suo terzo romanzo, ha scritto un libro “più che su Kurt Cobain, dedicato a Kurt Cobain”, in cui si racconta la vita e la morte del leader dei Nirvana attraverso la storia di un suo amico ed alter ego, che è anche il personaggio immaginario che Cobain si inventò da bambino e che non dimenticò neanche nella sua lettera di addio al mondo, Boda. “Un amore dell’altro mondo” esce in questi giorni per Einaudi, ed è in parte la storia dei suoi personaggi, e in parte un libro sugli anni Novanta, e sull’eroina. “O meglio, su un passaggio degli anni Novanta, su quello che avevano fatto gli anni Ottanta alla nostra generazione e alle seguenti”, spiega l’autore Marco Colapietro, che dice di usare uno pseudonimo per rendersi più invisibile ed estraneo alla storia. “I Nirvana hanno rappresentato una svolta imprevedibile, soprattutto dal punto di vista sociale: una cesura con quel periodo terribile che sono stati gli anni Ottanta”.
Kurt Cobain veniva da un “paese di boscaioli” dello stato di Washington, Aberdeen, “Dalle fangose rive del Wishkas”, come si chiamò poi un live postumo dei Nirvana. La sua abitudine a scrivere diari, appunti, lettere non spedite risale alla sua adolescenza. L’annunciata pubblicazione per novembre dei 23 diari venduti da Courtney Love è stata accolta con scetticismo dagli altri due membri dei Nirvana, che accusano la vedova di aver trattenuto i testi dannosi alla sua immagine. Lei, in effetti, ha minacciato e denunciato chiunque sulla stampa e altrove abbia osato diffondere un’immagine men che idilliaca del loro matrimonio, e la stessa biografia di Charles Cross uscita l’anno scorso è messa in dubbio da molti fans per l’aderenza dei fatti narrati alla versione Love. Ma Pincio sottolinea un altro aspetto che rende non del tutto affidabile quello che leggiamo e leggeremo su Cobain: nel suo libro lo chiama “autorevisionismo”. “Nei racconti e nelle sue lettere, amava circondarsi di un maledettismo che forse non gli apparteneva, e falsificava anche a se stesso vicende e aneddoti della sua vita, come la storia del periodo in cui per un po’ visse sotto un ponte di Aberdeen, poi smentita dalla sorella”. Anche la frequenza di Cobain con l’eroina, spiega Pincio, non è databile con certezza a quando era un teen-ager, come lui ha poi raccontato, ma c’è chi sostiene che sia nata insieme alla storia con Courtney Love. “Alla fine era un ragazzo della piccola borghesia che si è quasi imposto di essere un junkie”.
In attesa delle citate pubblicazioni postume contese, restano i cd di studio e i due live pubblicati dai Nirvana dopo la morte del loro cantante. Sullle loro potenzialità musicali successive, il giudizio resta sospeso. Secondo Pincio “si è persa la possibilità di vedere dove Cobain avrebbe potuto andare poi, soprattutto se avesse abbandonato le tendenze hard rock tipiche del ribellismo generazionale e avesse lavorato sulla cultura melodica che gli era evidentemente propria. È indubbio che in lui ci fosse una contraddizione tra il voler essere punk e l’avere una sensibilità pop, la canzone ‘Smell like teen spirit’ è divenuta equivocamente un inno generazionale ma il titolo si riferiva assai più semplicemente al nome di un deodorante per teen-agers”.
Fu un elettricista a trovarlo. “Era la mattina dell’8 aprile, un venerdì”. Una fucilata in bocca, un cadavere in vista, nessuno che oggi possa dire di averlo riconosciuto al supermercato, o mentre faceva il pieno a un distributore. Kurt Cobain è morto da otto anni, ma tesi di cospirazioni e complotti sulla sua morte circolano assai, soprattutto in internet, e il risentimento dei suoi ammiratori indirizza i sospetti peggiori verso Courtney Love. La ragazza che aveva regalato a Kurt Cobain “una scatola a forma di amore”.

“Un amore dell’altro mondo” ha due personaggi, Kurt e Boda. Malgrado il cognome del primo non sia mai menzionato, né il nome della sua band, quasi tutte le vicende di cui è protagonista sono quelle di Cobain. Boda era un amico immaginario che Cobain si era inventato da bambino e a cui non ha mai più rinunciato: Tommaso Pincio ne fa un personaggio con una sua storia intrecciata e sovrapposta a quella di Kurt, indotto a un disadattamento che nasce con la scelta di non dormire più per paura di essere posseduto dagli alieni, come accadeva ai personaggi de “L’invasione degli ultracorpi”, il film di Don Siegel che vede in televisione e che non riesce a distinguere dalla realtà. A restituirlo al sonno e a dargli un’effimera serenità sarà l’eroina, ma la dipendenza lo rigetterà rapidamente in una dolorosa nostalgia infantile dei pochi momenti felici della sua vita. Sullo sfondo, Pincio distende gli eventi della cultura popolare degli anni Novanta, dai molti riferimenti alla serie tv Twin peaks, alle cronache della Guerra del Golfo e dell’esplosione dell’AIDS. Con un’eccellente capacità di rendere anche nella scrittura un decennio di storia americana, che riverberò su tutto l’Occidente.

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