L’arte del nastrone

In giro c’è un grande rimpianto per quelli che qualcuno su internet ha chiamato “i nastroni”. Ognuno le chiamava come capitava, le cassette-compilation autocompilate, spesso a fini di corteggiamento, oppure solo per uso personale, che si facevano soprattutto da ragazzi, con tutto un rituale legato all’oggetto cassetta. Le TDK verdi, poi quelle rosse, i minoritari delle Sony o persino delle Maxell, i fanatici dell’individualità dell’album che sceglievano le C46 e dovevano girarle un sacco di volte, la questione della composizione dei due ellepì diversi su una sola C90, il nastro che si attorcigliava e le pratiche per ricucirlo, l’ardua scelta censoria con i dischi che duravano 47 minuti o più, le C120 con il nastro più sottile e delicato, si diceva, l’arrivo delle piastre con l’autoreverse, e figuriamoci le doppie piastre, il prestito sofferto dei dischi, i contrappesi acrobatici per non farli saltare in fase di registrazione, le imbarazzanti pretese artistiche nella scrittura dei titoli sul foglino, l’effetto tempesta nel deserto sulle cassette lasciate a lungo in macchina, d’estate. Oggi tutto questo non c’è più, e chissenefrega: le cose cambiano. Ci sono i cd da masterizzare, tutto è più facile, salvo i risultati del corteggiamento che immagino ugualmente scarsi. Comunque, tutto questo bendidìo di preambolo è per dare un senso solenne di memoria perduta al contenuto di una vecchia C60 che ho trovato in uno scatolone di tre traslochi fa. L’avevo chiamata “Been around the world”, leggo con imbarazzo sullo sbiadito foglino, e conteneva: “Berlin” di Lou Reed, “April in Paris” di Ella Fitzgerald, “London calling” dei Clash, “New York state of mind” di Billy Joel, “Amsterdam” di David Bowie, “Venezia” di Guccini, “I love LA” di Randy Newman, “Nantes” di Barbara, “Vienna” degli Ultravox, “Chicago” di Frank Sinatra, “When in Rome” della Penguin Cafè Orchestra (qui avevo evidentemente imbrogliato: era il titolo del cd, non della canzone), “Night boat to Cairo” dei Madness e “Mi Buenos Aires querido” di Carlos Gardel. Non ci alzai una paglia, naturalmente.

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