Fine pena mai

Dietro le demagogiche reazioni di Fassino e Cofferati all’eventualità che Francesca Mambro e Valerio Fioravanti esercitino la libertà di parola a un convegno di Forza Italia (convegno ridicolo, ma il ridicolo non è ancora reato), c’è un’assurda concezione della pena come ergastolo ideale. C’è l’idea che la pena non sia quella stabilita dal giudice – compresi tutti i suoi accessori stabiliti dal giudice – ma debba caricarsi di pene accessorie e infinite stabilite dalla “sensibilità”. Il comune senso della pena. È l’idea per cui la pena non “riabilita” mai, per cui il colpevole è espulso per sempre dalla civiltà, per cui una punizione debba essere eterna. Non a giudizio di un tribunale, ma di Fassino o Cofferati, o chiunque di noi.

È poi abbastanza buffa la conclusione di Cofferati per cui sarebbe un’aggravante l’assenza di una ragione strumentale elettorale (“non si capisce quale consenso”), e non la sua presenza.

«Anche dal centrosinistra si alzano voci di dura critica. Dice Fassino: “E’ una delle tante manifestazioni di scarsa sensibilità democratica del presidente del Consiglio”. E parla anche il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, secondo il quale la presenza del Cavaliere “è una pessima scelta, se verrà confermata”. Per il primo cittadino di Bologna “utilizzare Mambro e Fioravanti, che sono gli autori materiali della strage della stazione, in campagna elettorale per avere non si capisce qualche consenso, è un errore grave”»

Repubblica.it

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