La guerra contro l’Occidente

Ezio Mauro su Londra:

“Poi c’è la guerra. Ho sempre pensato che sia stata un errore, anche se ha sconfitto il dittatore. Lo ripeto oggi, con convinzione, perché mancava la motivazione diretta della risposta al terrorismo di Al Qaeda e della distruzione delle armi di distruzione di massa, che non c’erano: ma soprattutto perché – a differenza della risposta politico-militare in Afghanistan dopo l’11 settembre – la guerra in Iraq è fuori dalla legge delle democrazie, che devono sempre rispettare i vincoli di diritto e di legalità che passano attraverso l’Onu e la sua responsabilità. Certo la democrazia deve difendersi: ma deve rispettare i vincoli che lei stessa ha posto ai suoi legittimi sovrani, condizionando l’uso della forza alla forza del diritto. Dunque non è accettabile la dottrina Bush quando assegna agli Usa, senza alcun legittimo mandato, la “missione” universale di sconfiggere i “nemici della libertà”.

Questo metodo umilia e soprattutto indebolisce l’Occidente, riducendolo a un sistema di delega agli Usa. E può dare continuità e forza politica alla capacità strategica dei terroristi di “fare sequenza”, cioè di allungare la catena dell’orrore.

Ma detto questo, bisogna pur dire che l’11 settembre è venuto prima della guerra. Prima: all’inizio di tutto. Dunque la vera guerra dura da quasi quattro anni, anche se nei ripari nelle nostre capitali e nel nostro “modo di vivere” ci siamo forse illusi di essere ai margini, spettatori, capaci di tenere la crisi all’esterno, indenni. Fuori dalla sequenza.

E invece oggi guardiamo quella gente in barella e sentiamo che è come noi, perché siamo insieme e soltanto “cittadini” e “occidentali”. Non possiamo fare a meno di esserlo, vogliamo esserlo, e questo ci trasforma in bersaglio. E rende più facile la percezione che episodi distinti di terrorismo si cumulano fino ad oggi nello stesso problema, che è un nostro problema: l’attacco alla democrazia.

Se è così, bisogna aver l’onestà di dire che non basta ripetere il no alla guerra. Bisogna prima dire no al terrorismo, e non basta nemmeno questo, perché rimane una domanda che ha bisogno di una risposta: come difendiamo le nostre democrazie sotto attacco? E’ una risposta che tocca insieme all’Europa e all’America, perché l’attacco a Londra, dopo Madrid e New York universalizza la minaccia ma rende visibile anche il bersaglio comune, ci fa capire che la democrazia è sistema, e in realtà siamo cittadini di singoli Stati, di un’Europa che non riesce a compiersi, ma soprattutto di un’unica cultura democratica da difendere.

E c’è un ultimo passaggio. Se questa sequenza di terrore ci fa finalmente sentire parte di un sistema formato dalle democrazie e dai loro popoli, dobbiamo ricordarci che quel sistema esiste, si chiama Occidente, è il deposito dei nostri valori e di diritti che crediamo universali. Chi ancora si chiede cos’è l’occidente, segua il perimetro tracciato dal terrorismo, da New York a Madrid a Londra, e lo prolunghi fin dove lo spinge la logica o la paura”

Repubblica.it

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Novak