Di definitivo c’è solo la morte

L’iniziativa di Beppe Grillo – che da escluso e inascoltato profeta è diventato capopopolo sulla cresta dell’onda – di contestare il fatto che ci siano deputati condannati con sentenza definitiva, è una bella stupidaggine e niente più, stavolta.

Chi ha scontato la pena è per la legge italiana, per il buonsenso e per qualsiasi sana moralità, uno come gli altri. Con gli stessi diritti. Sarebbe assurdo e forcaiolo pretendere il contrario, e non ci spenderei altre parole.

La cosa da aggiungere, forse, è che nella richiesta di un intervento legislativo per impedire la candidatura di chi è stato condannato per qualcosa, si possono leggere altri due atteggiamenti: uno, elitario e antidemocratico, che pretende si imponga un giudizio sugli eletti superiore a quello degli elettori. L’altro, autoassolutorio e vile, che vuole liberarsi della responsabilità personale di una scelta come il voto e delle sue conseguenze, delegandola a qualcuno che limiti a monte le cazzate che possiamo fare.

Beppe, passa alla successiva, va’

Beppegrillo

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