Un paese civile

Ora che si è scritto tutto quello che era necessario scrivere, aggiungo una correzione alle considerazioni sul risultato di Ivan Scalfarotto. Scalfarotto non è mai stato un “candidato della società civile”. Il suo moderato risultato non ha niente a che fare con le letture che lo mettono in relazione con atteggiamenti, scelte o fallimenti, di una cosa che ci troviamo vagamente d’accordo a definire “società civile”. La “società civile” vota Prodi. La società civile è disciplinata, al momento dell’agire. Magari ogni tanto protesta contro quelli che le sembrano più incivili, ma quando si tratta di colpire Berlusconi, concentra tutti i suoi sforzi sulla cosa più ovvia ed efficace. Vota Prodi.

Come sa chiunque abbia studiato le sue prime uscite e i suoi primi appelli, Scalfarotto non si è mai rivolto prioritariamente a questa: tanto è vero che quando fallì il tentativo di Flores e altri di raccogliere sostegno per un vero “candidato della società civile”, questi non ci pensarono minimamente a riallineare la propria forza verso Scalfarotto. E peraltro, il candidato di quella società civile avrebbe dovuto essere nelle intenzioni Furio Colombo. Persona rispettabilissima e di esperienza, ma di esperienze tutt’altre che di “società civile” per come la intendiamo. Questo sarebbe stato il “candidato della società civile”.

Scalfarotto era uno della società civile che si candidava, piuttosto.

In questo senso, nella sua schematicità e bruschezza, la definizione circolata in rete di “candidato dei bloggers” aveva un po’ più senso. Non perché i bloggers lo sostenessero d’un sol uomo, naturalmente: né perché si possa vincere qualcosa solo con quei quattro scalzacani dei bloggers, naturalmente. Ma perché il suo bacino potenziale nuovo e rivoluzionario poteva essere quello esemplificato da un tipo anagrafico, culturale e sociale che ha avuto a che fare con l’avvento dei blog (vi prego, non scrivetemi io-ho-un-blog-e-trent’anni-e-scalfarotto-non-lo-reggo: sto generalizzando).

E il risultato – che mi permetto di definire insoddisfacente – di Scalfarotto, non significa quindi nessuna sconfitta della “società civile”: la società civile, ha vinto, con il 74% di Prodi. Significa invece, tra l’altro, che quel bacino potenziale è o ancora troppo limitato, o troppo disincantato

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