Cameron dias

È lui, l’uomo del riscatto della destra britannica? È David Cameron una nuova rivoluzione anagrafica nella politica europea? Beh, a noi italiani, che abbiamo un governo con un’età media di 57 anni, un trentanovenne a capo di uno dei due partiti maggiori del Regno Unito fa un po’ impressione. Ma in Europa il vento è un altro: dopo il caso Zapatero (45 anni, primo ministro in Spagna), il mese scorso è stato varato il nuovo governo norvegese, che ha un’età media di 43 anni. E quando Tony Blair vinse il suo primo mandato aveva 44 anni.

Adesso Cameron è stato ribattezzato dai media “il Tony Blair dei Tories”: portati allo sbando politico (fino a rischiare il posto di secondo partito a favore dei LiberalDemocratici) dall’irrestitibile successo di Blair e da una serie di fallimentari e grigi leader senza capacità di rinnovamento, adesso i conservatori inglesi sembrano disposti a un gesto di rottura che potrebbe restituire loro l’orgoglio perduto in questi otto anni di regno labourista. Nelle votazioni tra i deputati per la scelta del nuovo leader, David Cameron – sceso in lizza appena un mese fa – ha guadagnato un improvviso e straordinario credito a scapito di più noti ed esperti concorrenti, che gli sono arrivati secondi. A suo favore hanno giocato una grande capacità dialettica ed evocativa dimostrata a una recente convention, l’immagine moderna, e la capacità di dare una nuova speranza ai demoralizzati politici tories.

Figlio di un agente di cambio, cresciuto nell’Oxfordshire e di inclinazioni politiche più aperte e centriste del suo rivale – e precedente favorito – David Davis, Cameron sembra per ora aver superato lo scandalo nato dallle sue prime risposte elusive alle domande su suoi eventuali trascorsi giovanili con le droghe pesanti: “ho fatto le cose che si fanno all’università”. Ha due figli, uno dei quali è affetto da una paralisi cerebrale e da una forma di epilessia. Da qui a dicembre, saranno gli iscritti al partito a decidere se sarà lui il nuovo leader dei Tories

Vanity Fair

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