Sacro e profano

Chi conosce la superiorità tecnologica degli Stati Uniti, si meraviglia non poco che anche laggiù per fare zapping tra un canale e l’altro della tv via satellite debba passare quell’interminabile microsecondo di pausa. Dite quel che vi pare della vecchia tv analogica, ma almeno uno premeva sei e veniva sei. Subito.

Ma questa rinnovata delusione, a guardare la tv americana, passa rapidamente. L’offerta è ricchissima. Malgrado la globalizzazione, quel che vediamo noi in tv è ancora un decimo. E soprattutto ci sono delle reti tematiche che qui non abbiamo proprio. E quindi il visitatore europeo si fissa su quelli, trascurando le immagini in diretta degli incendi in Oklahoma e delle alluvioni californiane, i filmoni in prima visione, e la quinta serie di “24”.

Ovvero: i telepredicatori, e i network porno. Voi direte: il porno ce lo abbiamo anche noi. Già, ma mica a questo livello di elaborazione progettuale. In America le reti porno hanno il palinsesto, mica solo i film a rotazione. Hanno gli spot dalla grafica degna di MTV, e i programmi di varietà. Sono pensati abbastanza da farli sembrare quasi “normali”: ti metteresti a guardarli con la famiglia, come si guarda Affari tuoi.

Ma il meglio sono i telepredicatori. Ce n’è per tutti i gusti, come col porno. Frati in abito da frate, cardinali in abito da cardinale, e salvatori in borghese. Il campione si chiama Joel Osteen, riempie arene da migliaia di persone, ha la faccia da receptionist di motel e cerca di convincervi che il Signore che vi salverà dai guai in cui siete non è lo stesso che vi ci ha cacciato. Non state a sottilizzare: poi la tv è tv ovunque.

Vanity Fair

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