Ripeti con me: “Cielo, mio marito!”

Concludo qui la mia serie di racconti legata a una breve esperienza di spettatore della tv americana (ho visto i telepredicatori, ho visto i canali porno moderni, ho visto Oprah che cazziava James Frey, ho visto il formidabile analista finanziario Jim Cramer).

Ho visto Cheaters, “Il programma che documenta le relazioni extraconiugali”. Una roba da vergognarsi, anche a guardarla: eppure potrebbe dimostrare una tesi cara ai difensori di James Frey (quello che, appunto, ha scritto un bel libro autobiografico inventandosi cose che non aveva vissuto): la tesi per cui di fronte al risultato “letterario” verità e finzione si equivalgono. Se volete il mio parere, è vero solo a volte, e a volte no: come tutte le cose. Ma Cheaters sembrerebbe confermarlo. Il conduttore è un individuo abbastanza spregevole alla vista, che si fa commissionare delle indagini su presunti tradimenti. Le telecamere seguono di nascosto (così si fa intendere) il traditore/traditrice, mostrano il tradimento, poi si vede il tradito di fronte all’evidenza degli indizi che si dispera, e poi c’è un confronto che sorprende i traditori sul fatto, e a volte finisce che si menano. Tutto come se fosse vero, ma con un’evidenza della finzione pari solo a quella del wrestling. Beh, è esattamente il contrario di quanto premesso: se il programma – nella sua miseria – fa ridere, è proprio per la sua palese falsità. Altrimenti uno spegnerebbe e chiamerebbe i carabinieri (o l’FBI, nella fattispecie). Anzi, altrimenti non ci sarebbe il programma, probabilmente.

Se la narrativa ha sempre avuto più successo della memorialistica, ci sarà una ragione.

Vanity Fair

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