L’editoriale del Foglio che mette a paragone le violazioni calcistiche a quelle nella società è acuto e affascinante. Merita comunque un premio stilistico e dialettico e Wittgenstein sottoscrive la sua conclusione.
“Ecco, siamo tutti con De Rossi, lo ammiriamo per il bel gesto, faremmo certamente come lui e consigliamo a tutti di fare sempre come lui, accipicchia, come no, però quella volta che il capo dei maradones segnò con la mano resterà memorabile”
Detto questo, il paragone non regge per una ragione semplice: nel calcio l’arbitro fa parte del gioco, vi partecipa – come si sa, può anche segnare un gol, regolarmente – mentre nel nostro mondo qua fuori ai giudici è richiesto di essere esterni al gioco, molto esterni (che poi a volte non lo siano, contravviene al principio e alle regole, a differenza dal calcio). Quindi in campo l’errore dell’arbitro non è sanzionato, ed è lecito approfittarne: fuori no
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