Video killed

Siete avvisati: genera dipendenza. Non proprio come eBay, ma una cosa del genere. Si chiama YouTube, ed esiste da poco più di un anno. È una cosa semplicissima: una biblioteca online di videoclip aperta ai contributi e alle donazioni di chiunque e consultabile facilmente da chiunque. Il risultato del suo fenomenale successo è che ci sono milioni di persone che ogni giorno guardano le decine di migliaia di clip ospitate da YouTube. Che sono di qualsiasi genere: dai video personali del matrimonio o del cane che razzola in giardino, a – e qui viene il bello – una quantità straordinaria di materiali televisivi e cinematografici di repertorio. Centinaia di vecchi video musicali, migliaia di spezzoni di film, brani di telegiornali, minuti di partite di calcio. Gli utenti stanno facendo di YouTube usi molto creativi per comunicare tra di loro e al resto del web, ma in questa rubrica di debolezze televisive si segnala semplicemente il potere ipnotico delle vecchie immagini delle nostre vite (depositate in totale e benemerito spregio di qualsiasi norma sul diritto d’autore). Che ci dice che nella nostra memoria i primi video dei Depeche Mode, o la gag di Robertino in “Ricomincio da tre” hanno lo stesso valore del filmino della cresima o di quello della settimana bianca al Tonale. Per non parlare dei gol di Italia-Germania dell’82. Unica delusione, per ora: non sono ancora riuscito a trovare il fuori onda di Antonio Di Bella a New York che canta a squarciagola “I will always love you” di Whitney Houston.

Vanity Fair

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