Un popolo di allenatori della Nazionale

Prima cosa: abbiamo vinto una Coppa del Mondo solo con la difesa. Il che dice quanto sia grande la nostra difesa e quanto piccolo il nostro attacco. Abbiamo vinto una Coppa del Mondo con la nostra punta più avanzata – il “cannoniere” – che ha segnato in una sola partita, e quella l’avremmo vinta lo stesso. Abbiamo vinto una Coppa del Mondo in cui il nostro genio ispiratore, il nostro 10, il nostro Maradona, il nostro Pelé, il nostro Zidane, ha toccato l’apice della sua forma segnando un rigore. Abbiamo vinto una Coppa del Mondo senza che gli altri attaccanti (Camoranesi per primo) indovinassero una partita, salvo Pirlo e le riserve.

Abbiamo vinto la finale dei mondiali con un uomo in meno: Totti non c’era e lo ha dimostrato anche alla premiazione, comportandosi come un amico di passaggio che partecipava allegro e cazzaro alla festa altrui: sarebbe stato più onesto da parte sua andarsene al bar con Zidane, che almeno ha giocato e bene. Abbiamo vinto la finale dei mondiali con Toni che ha coronato congruamente il campionato più sfigato e inconcludente che una punta possa augurarsi. Abbiamo battuto ogni primato di gol fatti da difensori e riserve.

E per contro, abbiamo preso in tutto due gol due: un autogol e un rigore che quasi usciva.

Quindi: una difesa monumentale, che anche ieri che Henry si è inventato l’unica grande partita del suo mondiale, ha sempre chiuso benissimo. Non mi vergognassi del mio giorgiobocchismo, direi qualcosa su come sia più bello vincere facendo tre gol al Brasile, tre alla Germania e due all’Argentina: ma mi vergogno.

Seconda cosa: Zidane si è rivelato un cretino (rendendomi assai più lieve il dispiacere per i francesi sconfitti). Non tanto per la testata in sé, che Materazzi si è andato a cercare con chissà quali frasi uscite dal pettegolezzo da spogliatoio (oggi la firma di Materazzi sta in fondo a una pagina pubblicitaria Nike in forma di manifesto di correttezza calcistica, ma qualcosa mi dice che ieri sera abbia derogato), per cui è stato giustamente espulso. Una roba da teppista, ma ne capitano ogni domenica. Zidane è cretino perché così sarà ricordato nei secoli dei secoli, come Clinton con quel pompino. Due cretini.

Terza cosa: di solito uso l’esempio della pallacanestro – dove si vince per un centimetro all’ultimo secondo – per insistere sul fatto che le cose del mondo sono decise da inezie e accidenti, che un batter d’ali di farfalla a Pechino può suscitare un tifone a New York. D’ora in poi, visto com’è andata, Trezeguet e tutto quanto, anche questo sarà un precedente indiscutibile. Siamo campioni del mondo per un palo, come dice Prodi (a cui è scappata l’ammissione di aver vinto le elezioni per un altrettanto accidente). E d’altronde saremmo stati secondi per lo stesso soffio (non chiamatelo caso: il caso non c’entra, le cose succedono per delle ragioni. Ma sono ragioni grandi e piccole, milioni di ragioni, ragioni imprevedibili. Le cose sono complesse).

La quarta cosa nascerebbe dall’aver visto i servizi Rai sui festeggiamenti, ieri notte.

Ma c’è la quinta cosa: Campioni del mondo. Suona sempre bene.

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