Incidenti aerei

Enrico Franceschini, oggi su Repubblica:

“Chi è stato bambino negli anni Sessanta e Settanta, nel Regno Unito così come in Italia, avrà un tuffo al cuore: l’azienda che costruiva i modellini di aeroplani, navi da guerra e carri armati, da incollare pezzo per pezzo e da decorare con minuscole decalcomanie, è sull’orlo della bancarotta, va in amministrazione controllata e difficilmente potrà evitare la chiusura. Per un paio di generazioni di ragazzini il suo nome resta indimenticabile, Airfix, e per un paio di decenni, tra i Cinquanta e i Sessanta, conobbe un boom straordinario di guadagni. Ma negli ultimi tempi le vendite erano calate di due terzi. Così, la notte scorsa, è stata annunciata la sospensione della produzione, conseguenza del fallimento della Heller, la società francese proprietaria delle macchine per fondere e sagomare le componenti dei modellini. La proprietà del marchio e degli stampi originali resta all’azienda britannica, ma il suo destino sembra segnato: difficilmente potrà riprendere a funzionare, a meno che qualcuno se la compri con il proposito e la capacità di rilanciare la produzione.

La Airfix esiste dal 1939, quando Nicholas Kove, un immigrato ungherese, la fondò nel cuore dell’Inghilterra. All’inizio faceva più che altro giocattoli di plastica gonfiabili: l’idea del primo modellino da assemblare, un trattore, venne negli anni Quaranta.

Poi, ispirata dalle imprese degli aviatori britannici nella seconda guerra mondiale, arrivarono i modellini di mezzi militari: il leggendario caccia Spitfire nel 1955, seguito via via da altri esemplari di vari paesi. All’apice del successo, negli Sessanta appunto, la Airfix vendeva 350 mila kit dello Spitfire, 80 mila dell’Hurricane e 60 mila del bombardiere Lancaster all’anno. Ma già gli anni Settanta segnarono un primo declino della passione per il modellismo, e da allora il calo non si è più arrestato, portando a vari cambiamenti di proprietà e infine all’ombra della bancarotta.

Pur restando in attività, la Airfix aveva perso gran parte del suo pubblico, mano a mano che emergevano nuovi giochi e in particolare con l’esplosione dei giochi elettronici. Abituati a programma televisivi e computer che offrono nuovi stimoli ogni pochi secondi, i ragazzi di oggi non hanno evidentemente la pazienza di restare per ora a impiastricciarsi le dita con la colla, usando forbici e adesivi per montare il modellino di uno Spitfire. L’aeromodellismo non è morto, ma si è ridotto a una nicchia di irriducibili fans, peraltro non sempre giovanissimi, come Bill Bond, fondatore della società storica «Battle of Britain» e grande collezionista dei modellini della celebre battaglia aerea sopra la Manica tra inglesi e nazisti nella seconda guerra mondiale. «La chiusura della Airfix è un segno dei tempi, suppongo – ha commentato -. Ricordo con quanta passione costruivo questi modelli da ragazzo, per me e per molti miei coetanei restano un sinonimo della gioventù. Ma i bambini di oggi non sanno molto degli Spitfire, e hanno la Playstation e Internet a tenerli occupati. Certo, quei modellini erano difficili da costruire, ma faceva parte del divertimento e poi noi non avevamo altri giochi o distrazioni»”

Repubblica

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