Confusi in un reality

Stamattina, leggendo Dipollina sul reality nel west, mi sono chiesto se la sfrenata ricerca di contesti nuovi in cui inserire il meccanismo del reality e i suoi rodati funzionamenti, non abbia impigrito la ricerca di nuovi funzionamenti. Forse intanto che pensate a come ambientare il prossimo reality, potreste anche fermarvi un momento a chiedervi se poi debba funzionare proprio in quel modo, le regole, le nominations, le sfide, eccetera. Svincolarsi un po’: la novità così difficile da trovare rispetto ai contesti, magari è più accessibile se uno ripensa invece l’idea.

Poi, per via di una cosa che mi è capitato di leggere, ho pensato a un reality in cui i protagonisti tengano un blog commentato e costruiscano un rafforzato e nuovo rapporto con gli spettatori, rapporto che finirebbe per influenzare anche quello che succede all’interno della situazione televisiva. Provate a pensare a quelli sull’isola che – per un tempo limitato e stabilito – scrivono al mondo quello che vogliono (all’insaputa degli altri) e ricevono il feedback continuo degli spettatori. È la sovversione del sistema isolazionista usato finora, e potrebbe avere controindicazioni: ma potrebbe valere la pena in termini di novità. Oppure, più semplicemente, un reality in cui i protagonisti non siano reclusi in capo al mondo, ma facciano delle vite normali, rese ulteriormente pubbliche e seguite dall’uso del blog.

Cioè, come la mia (e quella di parecchi altri qua in giro). Siamo in un reality

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