Far finta di essere sani

La cosa che all’inizio fa più impressione della storia di Malachi Ritscher è la foto, diffusa ovunque quando si è cominciato a parlare di lui. Lui tiene alto questo cartello “Portate gli USA verso la pace”, ha una giacca pesante, sportiva, porta gli occhiali ed è ben pettinato. Bella faccia, somiglia un po’ a Giancarlo Santalmassi. Dietro di lui c’è una fila di poliziotti in impressionante assetto da guerriglia. La scena sembra quella di un film, tanto che Ritscher, il suo aspetto, il cartello sollevato, suggeriscono si tratti di un viceregista che stia segnalando alle comparse l’avvio delle riprese. C’è qualcosa di freddo, professionale, in quella che è invece una appassionata e sentita protesta contro la presenza americana in Iraq.

“Siamo diventati più preoccupati delle partite in tv e delle suonerie dei telefonini che del futuro del mondo”, ha scritto Ritscher in una lunga lettera. Poi, alle sei e mezzo del mattino del 3 novembre, è andato in una piazza nella parte meridionale di Chicago, vicino a una statua che rappresenta “la fiamma del Millennio”, ha acceso una videocamera, si è coperto di benzina e si è dato fuoco. Aveva 52 anni. I pendolari che stavano andando al lavoro come ogni mattina si sono trovati davanti le fiamme e il suo cartello “Non uccidere”.

Ma come Ritscher aveva prefigurato nel suo messaggio, nessuno si è davvero accorto di lui. Il giorno dopo, sul Chicago Sun-Times, una breve raccontava di un uomo suicidatosi con la benzina nei pressi dell’uscita di Ohio street della superstrada Kennedy, la mattina precedente. L’uomo non era stato ancora identificato. Nient’altro. Prima che la morte di Ritscher, le sue ragioni, la sua speranza di diventare il manifesto di un’ingiustizia fossero comprese da qualcuno ci sono voluti giorni e settimane.

La storia del suicidio come forma di protesta politica non violenta (ed estremamente violenta) è lunga. Solo restringendo i ricordi a chi si diede fuoco – ed escludendo Bobby Sands e i suoi, per esempio – sono entrati drammaticamente nella storia i gesti dei monaci buddisti contro la repressione della loro religione nel Vietnam del sud, nel 1963, e di Jan Palach (che bruciò se stesso in piazza San Venceslao a Praga, nel 1969, per attirare l’attenzione sul sopruso dell’invasione sovietica). Dal 1965, diversi americani si diedero successivamente fuoco contro la guerra del Vietnam: la prima di loro, Alice Herz, aveva 82 anni. Nel 1968, prima di Palach, Ryszard Siwiec si bruciò a Varsavia per protestare contro l’invasione della Cecoslovacchia. I decenni successivi sono stati teatro di molti altri suicidi politici col fuoco: tra questi quello del giovane militante contro il regime militare greco Kostas Georgakis che si diede alle fiamme in piazza Matteotti a Genova, dove studiava. Ancora tre giorni prima che toccasse a Malachi Ritscher, un mese fa, l’ex parroco luterano di Erfurt in Germania, Roland Wei

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