I don’t want to play football

Mi permetto di dissentire dall’ottimo Carlo Verdelli, che oggi sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport parla della serata di Catania come di una cosa “sulla coscienza di tutti noi”. Sono sempre disponibile a condividere le responsabilità e a pensarci due volte prima di scagliare la prima pietra. Ma non facciamo confusione: molti di noi non hanno niente di cui vergognarsi, rispetto alle turpitudini del calcio. Io sono favorevole non da oggi a qualsiasi misura repressiva e censoria nei confronti di un mondo in cui la notizia non è che sia morto un poliziotto, ma piuttosto che non ne muoiano di più ogni domenica. Non credo che succederà un bel niente, non credo che chiuderanno i campionati più del tempo necessario a fare i convenevoli di repertorio: ma metto a verbale per la prossima volta che se si decidesse di chiudere baracca e dedicarsi al bridge io e la mia coscienza non avremmo obiezioni

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