Regolarmente

Michele Serra oggi è in totale stato di ubriachezza (lo dico con l’affetto di sempre): non solo definisce Ahmadinejad “regolarmente” eletto, ponendo l’Iran al numero uno tra i modelli di democrazia, ma chiede candidamente quale sia la differenza tra l’atomica dell’Iran e quella di Francia o USA, che è come chiedere che differenza ci sia tra dare della dinamite a Unabomber o darla a Michele Serra.

Andando dietro al suo ragionare (ripeto: escludo si trattasse di un momento di lucidità, magari aveva dormito poco), gli Alleati non avrebbero avuto diritto di sindacare le azioni di Adolf Hitler, regolarmente eletto (e quella volta a Monaco, doveva esserci un nonno di Serra). Decenni dopo ci si sarebbe meravigliati che i tedeschi fossero tutti con Hitler: per Serra e i suoi “persiani tranquilli” (“i volonterosi carnefici”) non c’è meraviglia.

“Naturalmente l’ipotesi di un’atomica iraniana mi fa una paura fottuta. Anche se a maneggiarla non sarà un “dittatore”, come spesso lo definisce la smemorata stampa occidentale, ma un presidente regolarmente eletto, purtroppo. Dunque non deponibile e impiccabile, in caso di eventuale invasione, nel nome della democrazia e delle libere elezioni.

A parte questo, dicevo, l’atomica iraniana mi fa paura e dunque seguo con una certa apprensione le varie cronache di laggiù. Con un rovello, però, che mi guasta il giudizio, mi rovina le certezze. Questo: ma come diavolo fanno a dissuadere la Persia dall’atomica quei Paesi che già ce l’hanno, e in un caso (gli Usa) l’hanno anche adoperata? Con quale diritto e quale logica la nostra atomica deve essere a priori virtuosa, quella altrui malefica? Lo so, non è un’opinione, la mia, all’altezza dei raffinati conoscitori di politica internazionale, e di equilibri mondiali. È, anzi, un’opinione abbastanza basica, piuttosto rozza. Ma guardate che, se io fossi persiano, e perfino un persiano tranquillo, è un pensiero che non mi darebbe tregua: ma con che faccia vieni a chiedermi di non tenere la bomba, tu che ne hai una così bella collezione? Se non ci si mette almeno un poco in questa logica, come si può pretendere di farsi capire in giro per il mondo?”


Repubblica.it

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