Come stiamo messi

L’anno scorso scrissi questa cosa. Togliendo il riferimento a Ivan Scalfarotto (ma anche no), la penso identica oggi.

Oggi è il compleanno di Ivan Scalfarotto, e auguri. Ieri ci siamo visti col suo gruppo di spericolati. Forse ne scriverò qualcosa di più articolato, ma al momento la considerazione centrale sulla sua candidatura alle primarie per me è questa: che l’Italia è spacciata e che col tempo la china del deterioramento delle sue abitudini culturali e sociali diverrà solo più ripida e più imparagonabile con quella delle nazioni civili a cui un tempo si avvicinava. Che questo processo è di certo inarrestabile da qualsiasi cambiamento soft, men che mai da una povera vittoria del centrosinistra alle elezioni con Prodi leader e col centrosinistra fossile come è fatto ora (al massimo, forse Veltroni potrebbe provvedere a una riduzione del danno). Che solo qualcosa di rivoluzionario potrebbe cambiare le cose, e che in quanto rivoluzionario non avverrà. E che quel qualcosa di rivoluzionario oggi si concretizzi solo nell’idea di Ivan Scalfarotto Presidente del Consiglio. Lo so che è un’idea assurda e impraticabile, ci mancherebbe: ma è vera

A questo punto uno può fare come Michele Serra e turarsi il naso tutta la vita, o quel che ne rimane, oppure segnalare almeno il proprio desiderio di avere un paese laico, moderno, aperto, ringiovanito nelle sue drigenze e nelle sue abitudini mentali, e con qualche orgoglio di sé.

Penso cioè che solo un azzeramento e un progetto a lunga scadenza possano togliere l’Italia dalla condizione di cui la giornata di oggi è un sintomo inevitabile e del tutto normale. Fino a che le politiche e le scelte si faranno per riuscire a vincere le prossime elezioni, a portare a casa una poltrona dopodomani, questo è quello che ci meriteremo. E non venitemi a dire che la politica si fa per vincere le prossime elezioni: questo va bene nei paesi normali, con un materiale umano e una coscienza comune dignitosa ed evoluta, non in quelli spappolati come il nostro. Facciamocene una ragione: siamo in una lunghissima emergenza. O ci restiamo, e viviamo con il terremoto, o ne usciamo traumaticamente, con fatica e disponendoci a lunghe attese. Penso, in concreto, che persone di buona volontà e buone capacità – che ci sono – anche nei partiti che ci troviamo a sopportare, dovrebbero formare forze politiche disposte a prendere il 6% alle prossime elezioni. E l’11 alle successive. Eccetera.
Altrimenti, se volete vincere le prossime elezioni, ci vogliono Di Pietro, De Gregorio, Turigliatto e Rossi. Vedete un po’

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