Cambiare i partiti, e cambiare le persone

È chiaro a tutti che l’eventuale Partito Democratico avrà un tratto di disomogeneità assai rilevante. È la ragione stessa delle sue difficoltà ante litteram: a fare un partito che conti solo noi stessi siamo capaci tutti, ma già dal secondo coinvolto nascono le prime divergenze.

Ora, l’idea alla base del Partito Democratico è un’idea discutibile, ma senz’altro nuova: ed è non solo che si faccia un nuovo partito, ma che d’ora in poi si intenda il partito come una cosa diversa da come lo si è inteso in Italia finora. I grandi partiti dei regimi maggioritari e bipolari non sono quella cosa di appartenenza e identità militante a cui è abituata la nostra vecchia politica, ma dei contenitori di idee, appartenenze e intenzioni molto diverse tra loro.

In questo – e si spera solo in questo – le persone che li votano assomigliano ai tifosi di una squadra di calcio: c’è una cosa su cui siamo d’accordo, e molte su cui siamo diversi, ma al momento di sostenere quella cosa ce ne dimentichiamo. Non si equivochi: il paragone si limita all’avere pochi obiettivi comuni (la Champions, lo scudetto, l’acquisto di Ronaldinho, i diritti delle minoranze, la modernizzazione del paese, il funzionamento delle scuole e degli ospedali) e molte differenze. Appartenere a un partito, o votarlo, non è più un tratto somatico, o identitario: è un mezzo, e non un fine.

Questo per dire che il nuovo Partito Democratico necessiterà di un’evoluzione nell’atteggiamento che lo sostenga, e non un’impensabile omologazione delle idee di chi vi appartenga. Quindi ognuno di noi che decidesse di sostenerlo dovrà abbozzare rispetto alle proprie insofferenze per questo o quello. Sarà un grande partito di centrosinistra, e ci sarà dentro di tutto.

No, non proprio di tutto. Sarà un grande partito di centrosinistra, e questo qualcosa dovrà pur significare. Pur accettando le adesioni di chiunque, non potrà avere tra i suoi rappresentanti eletti e tra i suoi leader persone che con il centrosinistra non c’entrano affatto. E non parlo in termini di storia: come ho detto, l’appartenenza si giocherà sulla condivisione di valori e progetti, non sull’identità e la storia personale.

Ma proprio per questo, sarà inaccettabile che un simile partito porti in parlamento persone che continuino a vedere il carcere solo come uno strumento punitivo e vendicativo, per fare un esempio. O, per farne un altro, persone che sostengono pubblicamente che gli omosessuali siano “contro natura”, o cattivi genitori in quanto tali. Questi sono esattamente gli argomenti per cui non ci si allea con i fascisti. Insomma, è vero che dentro il Partito Democratico dovranno stare molti modi di intendere la sinistra. Ma non quelli che la intendono di destra.

Altrimenti, se è solo questione di vincere le elezioni ad ogni costo e assoldando ogni De Gregorio che passa, allora quello siamo riusciti a farlo anche senza Partito Democratico

Aprile (scritto un mese fa, ma visto che se ne parla)

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