Tra il dire e il Male

Avevo tutta la collezione del Male. Poi la vendetti al Salone del Fumetto di Lucca, e non è che mi manchi tanto, con tutte le fesserie che ho conservato. Come oggetto, era anche piuttosto scomodo e maldestro da conservare. Ne ho ancora una decina di copie.

Adesso Vincino ha messo insieme un racconto di quegli anni là, e Rizzoli l’ha pubblicato insieme a molte illustrazioni. Le avrei pensate molto più datate e noiose. Invece a rivederlo oggi, in tempi in cui la satira non esiste più perché ogni cosa si spaccia per satira, il Male suscita tre tipi di reazioni.

La prima, la più impressionante, è che c’erano dentro cose per cui oggi ti arresterebbero per terrorismo (non che allora passassero del tutto inosservate, eh). C’era in particolare una disinvolta leggerezza nei confronti delle religioni che oggi sarebbe impensabile.

La seconda, è che c’erano dentre cose per cui arrestarli no, ma dargli una manica di sberle sarebbe stato legittimo. C’erano cose schifose, violente, da delinquenti.

La terza è che c’erano dentro delle cose da ammazzarsi dal ridere, ancora oggi

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