Moon on my shoulder

L’agenzia spaziale europea (ESA) ha indetto un concorso tra i giovani del continente per formulare la playlist perfetta per i suoi astronauti in orbita nello spazio. L’iniziativa è evidentemente un’idea di comunicazione che cerca di sfruttare il tic dei mezzi di comunicazione che danno risalto a qualsiasi cosa contenga le parole chiave “playlist”, “internet”, “pitbull” e “youtube”. All’ESA devono aver scartato l’idea di mandare un pitbull nello spazio e mostrarlo su YouTube, e quindi hanno ripiegato sulle playlist. Se poi è ovvio che gli astronauti che vanno nello spazio avranno senz’altro i loro iPod carichi della musica scelta da loro, questo ha meno importanza. E anche noi siamo in effetti qui a parlarne, cercando almeno di capire qualcosa dell’inventiva dei ragazzi coinvolti. Che non è molto rivoluzionaria né creativa: nelle scelte abbonda ancora “Imagine” di John Lennon, da decenni sottofondo di ogni video di prima comunione, e se proprio bisognava essere didascalici “Fly me to the moon” nella versione di Sinatra sarebbe stata più adeguata di “Come fly with me”. Il concorso è stato vinto da una ragazza norvegese che ha proposto “Here comes the sun” dei Beatles: canzone bellissima, ma evidentemente lo slogan di queste giovani generazioni non è “tutto il potere all’immaginazione”. Speriamo che tra i ragazzi concorrenti qualcuno – dovendo proprio rimanere sui temi spaziali – abbia avuto almeno la sfacciataggine ribelle di proporre “Space oddity” di David Bowie, leggendario racconto della conversazione interrotta con la base di un astronauta disperso nelle galassie

Gazzetta dello Sport

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