Next to me

Per avere successo, nella vita, ci vuole un’idea. Per avere molto successo, nella vita, ci vuole di saperla applicare un sacco di volte. Michael Crichton, molti anni fa, ha avuto l’idea: scrivere un romanzo teso e avvincente che ruotasse intorno a un tema di grande attualità con implicazioni scientifiche e sociali, sapendone spiegare i dettagli come se si tratatsse di un saggio, piuttosto che di un romanzo. Oppure viceversa: scrivere un saggio scientifico che spiegasse i dettagli di un tema di grande attualità costruendogli intorno un romanzo teso e avvincente che ipotizza scenari fantascientifici poco fanta e molto scientifici.

L’idea ebbe successo: Crichton la applicò un sacco di volte ed ebbe uno straordinario successo. Raccontò i microchip cerebrali in “Il terminale uomo”, il potere tecnologico giapponese in “Sol levante”, il teletrasporto in “Rivelazioni”, la clonazione animale in “Jurassic park”, gli universi paralleli in “Timeline”, la sicurezza aerea in “Punto critico”, le nanotecnologie in “Preda”, gli ecofanatismi e il riscaldamento globale in “Stato di paura”.

Man mano che andava avanti, vendeva ancora milioni di libri: ma se cresceva l’accuratezza e la ricerca scientifica, diventava un po’ di maniera e pigra la costruzione del thriller. Così nel suo ultimo libro, “Next”, Crichton l’ha quasi eliminato, il thriller.

“Next” si occupa di biogenetica, di studi sul DNA, di cellule staminali: e racconta cose che spiegano queste materie più e meglio dei trascurati articoli che leggiamo ogni giorno sui giornali (il modo superficiale con cui i media raccontano ciò che ha a che fare con i geni è uno dei temi del romanzo). Ma invece di una storia tesa e avvincente ambientata dentro alla questione scientifica, in “Next” c’è piuttosto un accavallarsi altmaniano di molte piccole storie, alcune delle quali si esauriscono rapidissimamente, mentre altre si radunano nel finale in una tensione però assai sintetica e breve. L’idea letteraria è di mettere insieme una quantità di scenari e storie impressionanti legate appunto a “ciò che verrà dopo” nella ricerca sulle biotecnologie e nelle sue implicazioni. Cose che ci potrebbero succedere presto, o che già succedono. Dal punto di vista scientifico e da quello legale, soprattutto. _Come nel precedente romanzo sul riscaldamento globale, Crichton ha delle tesi, ma stavolta più varie e articolate (là era la critica agli eccessi dell’ambientalismo fanatico e alla cialtroneria sensazionalista dei media): da una parte vede una quantità di pericoli e prospettive inquietanti, dall’altra è anche realista sull’impossibilità di limitare la ricerca e le rivoluzioni scientifiche e sociali, e sarcasticamente critico nei confronti sia degli integralismi religiosi sia delle sciocchezze radicali._

Le parti migliori sono quelle in cui si smonta la tesi da titolista dei quotidiani per cui esista il gene di questo o il gene di quello (della maturità, dell’omosessualità, dell’aggressività): o meglio, in cui si spiega che i nostri comportamenti, ma anche i nostri tratti, non sono mai legati rigidamente a un gene, ma a un complesso e variabilissimo concorso di interazioni tra geni e circostanze ambientali.

Magari non è avvincente come un tempo: ma si imparano un sacco di cose.

GQ

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