E già che ci siamo: il “campo” dei Miracoli è quello di Pinocchio

La mia prima casa da solo – era tardi, per italico mammismo – fu una specie di soffitta con formidabile vista sulle mura pisane che circondano piazza dei Miracoli. Ho caro il luogo da quando ci si andava da ragazzi, la sera, a perder tempo sul prato: prima che il transennamento notturno antiterrorismo la fossilizzasse e la consegnasse al possesso delle orde di giapponesi diurni in rapida discesa e risalita dai pullman.

Ho quindi letto con interesse l’articolo della Stampa di oggi a proposito dell’immenso progetto di riutilizzo dell’ospedale di Santa Chiara, che vive a ridosso della piazza e che sarà progressivamente trasferito a Cisanello. Stiamo parlando di un intervento enorme e straordinario per dimensioni e posizione e opportunità e soldi. E delicatezza della convivenza non solo con la piazza, ma anche con il resto del centro storico, e l’orto botanico, e pezzi stupendi della città (quasi completamente in possesso dell’università).

L’articolo è molto allarmista: “All’assalto di piazza dei Miracoli”, è il titolo. L’allarmato è un bravo professore pisano che già aveva care le cose della città ai mie tempi, e lo si intervistava sovente. Ma non c’è nel testo un solo elemento che metta in dubbio la correttezza del concorso e delle scelte fatte finora, né un solo elemento concreto di allarme (si allude a un certo punto a un ristorante che potrebbe apparire da qualche parte, ma non è chiaro se si tratti di un fast food nel battistero o un’osteria tra i nuovi edifici duecento metri più all’interno).

Insomma, teniamo d’occhio: ma per ora l’assalto è un ragionevole progetto di riutilizzo di un’area che viene abbandonata dalla sua funzione precedente

La Stampa

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