Saperla lunga

Stavo pensando a quelli che pensano di saperla lunga sui limiti e i difetti del nuovo PD, e guardano con presuntuosa spocchia quelli che ritengono essere degli illusi accecati dalla propaganda che nel PD investono qualcosa, fosse anche un voto. Stavo pensando che gli elettori di sinistra si dividono in due: i disincantati che sono stufi e sdegnati da ogni cosa ormai avvenga, e i disincantati che ancora fanno quello che possono ogni volta che intravedono uno spiraglio. Gli intransigenti che chiedono il Paradiso e i pazienti riduttori del danno. Ma tutti disincantati sono: e pensare di essere gli unici furbi ad aver capito che nel nuovo c’è ancora tutto il brutto del vecchio, è piuttosto sciocco e superficiale. Lo sanno tutti.

Pensavo a queste cose, insomma, e poi ho letto Berselli, che incollo qui sotto. Da cui dissento solo sull’ottimismo finale: i suoi “perfettisti” saranno tutti lì che mugugnano e che tutto è un imbroglio, e poveri illusi, eccetera.

“I “perfettisti” sono i seguaci del “perfettismo”. Ad esempio quelli che non sono andati a votare per le primarie del Pd perché il nuovo partito non era abbastanza liberale, socialista, popolare, democratico, insomma perché non era perfetto. Sono quelli che sono disposti a dimenticare le tristi necessità del presente in vista di un futuro che sarà molto migliore e forse anche molto più futuro. Sono le vittime di una malattia inguaribile per la cultura della sinistra. Dove conta essere “scomodi”, dove importa manifestare “disagio”, dove conviene mostrarsi “mai soddisfatti”. I perfettisti, sempre preda di quella nevrosi che è un peccato anche per la fede, in quanto «sacrifica i beni presenti all’immaginata futura perfezione» (Rosmini). Per il perfettismo la socialdemocrazia è un’abdicazione, il gradualismo è una rinuncia, le libertà borghesi sono formali, le riforme sono banali. Sono sempre i migliori, i perfettisti: chiusi nella loro orgogliosa sicurezza, sicuri di possedere la verità. Poi certe volte arriva il popolo, che a forza di schede travolge le aspettative. E allora potrebbe anche capitare di vedere gli idolatri della perfezione spalancare la boccuccia per la sorpresa: perché qualche volta anche i perfettisti fanno “oh”.”

Repubblica.it

(qualcuno si è risentito e mi ha scritto: spero di tranquillizzarlo spiegando che io non vedo niente di male nel perfettismo in senso ampio. Io stesso sono stato perfettista rispetto alla presente maggioranza di governo, su cui non investo nessuna speranza, e lo sono per inclinazione in generale. Il punto è decidere cosa fare, quando la gallina domani non è prevista, e nemmeno l’uovo oggi. C’è un uovo domani. Certo, Berselli usa l’espressione a proposito di chi in particolare crede essere l’unico a saperla lunga, ma chi se ne sente chiamato in causa o ha letto male, o ha la coda di paglia)

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