Ci sono dei programmi televisivi con cui abbiamo un torbido e imbarazzante rapporto: ci sembrano spregevolmente indiscreti, immorali e cialtroni, eppure proprio il loro livello di abiezione ci attrae. Facciamo la faccia disgustata, ma subito dopo ci guardiamo intorno per vedere se c’è qualche testimone al nostro non riuscire a cambiare canale. Bene, in questa categoria che ospita anche eccellenti casi italiani, gli americani sono insuperabili. Non so se consigliarvi o meno Dog the bounty hunter, che va in onda sul canale 702 di Sky, GXT. Dog è l’inenarrabile protagonista di un reality, e assieme al suo clan di parenti e collaboratori fa appariire la famiglia di Ozzy Osbourne una stirpe di aristocratici. Pluricondannato per omicidio e rapine, Duane Chapman (è il suo vero nome) ebbe a un certo punto una condanna commutata nella richiesta di catturare un ricercato. Nel frattempo aveva visto la luce ed era diventato un cristiano fervente: il primo successo di quella missione lo convinse a intraprendere la carriera di cacciatore di taglie, che in America è follemente legalizzata. A un certo punto ne nacque un programma tv, spesso e volentieri assai poco spontaneo, nel quale Dog – il cui aspetto non è descrivibile attraverso nessuna similitudine: una bestia, genere star del wrestling ma peggio – e la sua famigliola di freaks vanno a catturare criminali alternando turpiloqui a predicozzi moralisti e preghiere. Solo una profonda comprensione della società americana può in questo scenario dare un senso alle polemiche accesissime delle ultime settimane e alla sospensione del programma negli Stati Uniti per l’uso in una telefonata privata del termine negra da parte di Chapman (la registrazione è stata venduta da suo figlio a un giornale scandalistico). Se lo guardate su GXT, per geniale sovrammercato, è doppiato in romanesco, con uno spiazzante effetto di credibilità. Quando sono sicuro che non ci sia nessuno in giro, io lo guardo sempre
Vanity Fair
L’uomo è ‘na bbestia
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