Pulpiti

Non leggo il libro che si chiama “Toghe rotte” per pregiudizio nei confronti della demagogia e postgiudizio nei confronti del suo autore, che ritenne di andare ospite con tanto di papillon a una trasmissione tv, anni fa, per dire che del processo che riguardava la mia famiglia non sapeva niente e però poi snocciolare una serie di giudizi incompetenti sul merito.

Ma vedo che in quel libro sarebbe citato il suddetto processo come esempio di eccessivo garantismo, perché ripetuto troppe volte a spese dei contribuenti. Aggiungerei, però, che se fosse valsa l’espressione “ogni ragionevole dubbio”, quel processo sarebbe di fatto terminato dopo che la Cassazione aveva smontato e annullato le prime due sentenze di colpevolezza, e la giuria successiva assolse gli imputati. Sarebbe terminato prima, se a un giudice togato come Tinti non fosse concesso dalla legge il diritto di demolire una sentenza con cui è in disaccordo scrivendone motivazioni false.

Così, per conferma di postgiudizio e correzione delle sciocchezze

p.s. un lettore mi scrive per dire che questa interpretazione di ciò che scrive Tinti – che trovo però in più di una recensione al suo libro – non sarebbe esatta. Così fosse, tanto meglio

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