Per essere chiari

Massimo Cacciari spiega a Repubblica come la pensa sul caso Sapienza

MILANO – «Cre-ti-ni! Altro che cattivi maestri. Sono dei cretini! Andiamo avanti così a farci del male»! Tuona furente, nel telefonino, il filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, dall’automobile che lo sta portando sulle colline intorno a Urbino. «Definire cattivi maestri i docenti che hanno firmato la lettera contro la visita del Papa alla Sapienza, come ha fatto il rettore Guarini, è totalmente sbagliato. Una definizione che non c’entra nulla. Quello che è successo in quell’ateneo non ha niente a che vedere con gli anni 70 e col terrorismo. I 67 docenti firmatari sono probabilmente ottimi maestri in fisica, chimica, matematica e altre eccellenti scienze. Ma hanno dato prova di assoluta cretineria politica. Tutto qui». Cacciari non avrebbe nessuna voglia di commentare la grande occasione culturale perduta nell’università romana. Poi, come vuole il suo carattere, si lascia andare a giudizi trancianti.

Professor Cacciari, quei 67 docenti non avevano forse il diritto di ritenere non opportuna la presenza di un capo religioso all’inaugurazione dell’anno accademico di un’università laica?

«La presenza del Papa all’interno dell’università è opportunissima. Potevano fare un documento intelligente con il quale aprire un dialogo, una discussione. Avrebbero potuto dire ci piacerebbe parlare con lei, capire meglio le sue posizioni in materia di rapporti tra fede e ragione, tra teologia e scienza. Ferme restando le rispettive posizioni. Per approfondirle, svilupparle. Che senso ha dire che il Papa non deve venire? Che il Papa venga anche 10 volte al giorno all’università a parlare e a discutere».

Invitarlo a un contraddittorio?

«Cerchiamo di evitare il ridicolo e capire le rispettive misure con un po’ di modestia. Diciamo che avrebbero potuto inviare una lettera cortese e più produttiva nella quale ribadire le differenze, che il Papa conosce benissimo, e avviare un dialogo».

E invece hanno combinato un disastro politico?

«Quello che è accaduto porterà 100mila motivazioni contro le posizioni di sinistra che costoro sicuramente credono di difendere».

Sono stati loro a scatenare la protesta degli studenti?

«Gli studenti avrebbero lanciato i loro fischi a un chilometro di distanza e nessuno se ne sarebbe accorto. Gli studenti non avevano chiesto al Papa di non venire. Sono stati i docenti a farlo».

Adesso cosa dovrebbero fare. Chiedere scusa?

«Dovrebbero tacere. Tacere per i prossimi 20 anni».

Come ricomporre la situazione?

«Tra una settimana ce la saremo già dimenticata. E buona notte. Fino alla prossima cretinata. E il Papa non stia a esagerare troppo la vicenda. Ci sono cose ben più importanti anche per lui, voglio sperare, che non la Sapienza di Roma»

Repubblica

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