Il mondo all’incontrario

In questi giorni ho cercato di raccontare le cose della campagna elettorale per il sindaco di Pisa, perché abbastanza rivelatrici di una diffusa tendenza a rimettere tutti al loro posto nel nuovo Partito Democratico: abbiamo scherzato, spostatevi ragazzini e lasciateci lavorare. Le cose che scrivono i giornali pisani sono abbastanza chiare, e però non bisogna dimenticarsi che la Nazione ha care le sorti della destra, e quindi i suoi allarmismi celano un lieto fregarsi le mani di fronte al disordine a sinistra. Detto questo, nell’articolo di oggi sulla vicenda, c’è una conclusione che laggiù sento circolare sempre più spesso: a questo giro, con la sinistra che si butta su metodi e alleanze sovietici, e la destra che ha un candidato stimabile, potrebbe essere la volta rivoluzionaria che a Pisa vince la seconda.

“NON SI FERMANO le reazioni a catena provocate dalla decisione unilaterale dei vertici del Pd di presentare un candidato alla guida di Pisa senza la consultazione dei cittadini. Perdere la lista «Per Pisa noi partecipiamo» significa lasciare sul campo ciò che alle ultime elezioni per il sindaco aveva portato alla maggioranza il 4% dei voti. Un’altra «lezione» al Pd pisano che sta incassando senza fiatare una serie di colpi durissimi. E’ ormai chiaro però che da parte dei vertici locali e regionali non c’è alcuna intenzione di tornare indietro, ma le polemiche e la divisione interna suggeriscono loro di correre ai ripari.

E’ PER QUESTO che il cammino verso l’alleanza con le forze della Sinistra Arcobaleno sta proseguendo senza troppi ostacoli. Per anni il sindaco Fontaenelli ha tenuto forzatamente da parte i «cugini» di Rifondazione, sbarrando loro l’ingresso della coalizione e ovviamente nella giunta. «Troppo litigiosi, metterebbero in difficoltà l’equilibrio della giunta e renderebbero ingovernabile la città». Un’accusa, questa, che Fontanelli, tra i pochissimi in Italia, non ha mia lasciato cadere, neanche di fronte a una situazione nazionale completamente diversa con un governo a Roma che apriva le porte a Bertinotti portandosi dietro la stragrande maggioranza dei Comuni governati dai Ds.

MA ADESSO l’alleanza con la Sinistra appare fondamentale per non rischiare di perdere una città come Pisa, considerata una roccaforte della sinistra moderata e persino «laboratorio» del Pd. Le accese polemiche e la perdita di pezzi importanti della vecchia alleanza fanno di Marco Filippeschi un candidato debole, che rischia di essere eletto per pochi voti, o anche di non essere eletto affatto. Non solo, la giustificazione della sua scelta data da Fontanelli alle platee dei novelli «democratici» delusi e vocianti, non avrebbe senso senza un’alleanza a sinistra. Dire che Filippeschi è un candidato migliore di Sardu perchè ha più esperienza politica e quindi può gestire meglio gli equilibri di giunta ha un senso solo se c’è davvero una coalizione litigiosa da gestire e bilanciare.

DUNQUE la Sinistra, assicurando i voti indispensabili per non far fare brutta figura a Filippeschi, ha il coltello dalla parte del manico nelle trattative in corso in questi giorni e può portare il gioco dalla sua parte senza troppe difficoltà. Il problema, dopo, sarà semmai la governabilità della città, che — programmi o non programmi — rischia di bloccarsi di fronte a discussioni infinite.

Ma dall’altra parte non si sta solo a guardare. E’ chiaro che il centrodestra, che sulle vicende delle primarie Pd è rimasto silenzioso, cerca di trarne un vantaggio dalla profonda divisione e debolezza del partito democratico, candidandosi alla guida della città. Il nome scelto, quello di Patrizia Paoletti Tangheroni, parlamentare di Forza Italia, ha tutte le carte in regola per un’alternativa che solo fino a poche settimane fa sarebbe sembrata impossibile.”


La Nazione

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