Continuiamo così

La discussione tra sordi postuma sulla visita del Papa alla Sapienza per l’inaugurazionedellannoaccademico (pomposa occasione fino a oggi trascurata da qualsiasi interesse) sta diventando un po’ insopportabile alle persone dotate di raziocinio.

Solo degli sciocchi o dei presuntuosi possono infatti continuare a contestare alla parte avversa di aver “impedito l’esercizio della libertà di parola” o “della critica”. È ovvio che sta nel diritto del rettore invitare il Papa e sta nel diritto di chiunque criticare questo invito, e sta nel diritto di chiunque criticare questa critica, eccetera. Questo si chiama dibattito. Ma non si può far finta che le proprie critiche o parole non abbiano delle conseguenze di cui si è responsabili. E quindi il rettore è responsabile di un’iniziativa provocatoria e bigotta priva di senso, e alcuni contestatori sono responsabili di aver reagito smodatamente alla provocazione facendo il gioco dei crociati in circolazione, e altri sono responsabili di aver prepotentemente chiesto che l’invito fosse ritirato (e ci sarebbe mancato pure quello) e di aver dato a una ubriaca campagna integralista un’occasione impensata di vittimismo e compattamento delle armate. Eccetera. Quando Cacciari dice “cretini”, non si riferisce ovviamente al contenuto delle cose dette, ma alle conseguenze dette: alla stupidità presuntuosa e cieca di pensare che se si ha ragione nel merito il metodo non conta.

Sarebbe stato meglio non invitare il Papa in quell’occasione e con i tempi che corrono? Eccerto.

Sarebbe stato meglio non vivere quell’invito – l’inaugurazioneccetera alla Sapienza, santi numi: ma chissenefrega – come il cedimento definitivo ed essenziale al papismo nazionale, e non fare baracconate per contrastarlo? Certo altrettanto.

Adesso andate pure avanti a raccogliere firme in solidarietà di chi ha protestato contro l’invito ottenendo il ritiro dell’invitato e proteste per la libertà di parola e accuse per chi ha protestato e raccolte di firme per chi ha protestato, in una festa di vittimismo in cui tutti si dicono perseguitati da qualcuno. Questa guerra la perderete, per averla accettata

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