I topi non avevano nipoti

Ho visto il Petroliere, l’altro giorno, nel senso del filmone di Paul Thomas Anderson che ha ricevuto otto nomination all’Oscar. È stata un’esperienza assai faticosa, complice un cinema scomodo: è un film di grandissime ambizioni, eccessive, che vi dice tutto il tempo “ehi, guarda che storia abbiamo messo insieme, e guarda come te la raccontiamo”. È un film lungo due ore e mezza, di tensione continua. È un film in cui Daniel Day Lewis si introduce dentro un personaggio con una violenza e un possesso simili a quelli di Gangs of New York, che fa pensare che a fine riprese abbiano dovuto chiamare l’esorcista per tirarlo fuori. È un film in cui la colonna sonora di Jonny Greenwood, sulla carta tradizionale e classica, si infila a provocare tensione nelle scene più innocue. È un film che racconta la battaglia del male contro il male, e vi costringe a stare con il male ateo e cinico – che almeno è figo come Daniel Day Lewis – piuttosto che col male bigotto e viscido del suo avversario. È un film così poco ruffiano nei confronti dello spettatore da diventarlo, ruffiano, in questa sua esibizione di grandezza superiore: e le nominations gli hanno dato ragione.

Poi ho anche visto ‘sto bendetto Caos Calmo, di cui so dire molte meno cose, anche perché troppe se ne sono dette. A me pare che Moretti sia bravissimo e la storia di Veronesi notevole: ovvero che non ci sia nient’altro – confezione cinematografica mediocre e degna di una brutta puntata di fiction tv – ma anche che queste due cose da sole bastino a tenerlo in piedi.

E nei due film, ci sono due bambini davvero bravi (lui l’hanno pescato in una scuola del Texas e l’hanno messo accanto a Daniel Day Lewis, lei recita meglio di diversi suoi colleghi nel cast). Davvero bravi

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