Il fattore Morgan

Tra i cantautori della sua generazione, quelli bravi come Morgan sono uno o due al massimo. Fece un primo disco da solo cinque anni fa (dopo la fase Bluvertigo) che è tra i migliori usciti in Italia in questo millennio. Poi si prese il suo tempo, investì in progetti originali tra cui il fedele remake di un intero disco di Fabrizio De André, cercò di non far prevalere il gossip della sua relazione con Asia Argento sulla sua bravura di musicista. Non andò a nessun Sanremo, non fece duetti da classifica. L’anno scorso ha fatto un altro disco, non bello come il primo, e meno fortunato.

Insomma, quando l’ho visto comparire da giudice in un reality canoro da prima serata su RaiDue, ho pensato: ci siamo. Ho pensato: Morgan ha sbracato. Doveva succedere, prima o poi.

Invece non è ancora successo. Incrocio le dita sulle puntate ancora da venire, ma per ora Morgan ha reso più spiritosa e interessante una trasmissione che ha tutto per essere una boiata pazzesca. Ha fatto se stesso, simpatico e antipatico assieme, e ha una faccia da cinema che funziona. Se non lo fanno litigare con una di quelle mummie da reality che compaiono in questo genere di cose, capace che se la cava indenne.

Certo, all’inizio gli ascolti non mi hanno dato ragione. Oppure sì, a voler essere snob.

Vanity Fair

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