I-M-P-D

Ho avuto una corrispondenza con uno degli autori del video I-M-P-D di cui si è parlato parecchio per blog in questi giorni. La riporto col suo consenso, per arricchire un po’ un’analisi che mi è sembrara piuttosto precipitosa e ingiusta, in giro.

Ciao Luca,

ti scrivo in qualità di “regista” del video I’MPD. Intanto voglio ringraziarti per averlo inserito nel tuo, da me molto amato, blog. In secondo luogo vorrei chiederti un parere sulle ragioni che hanno spinto alcuni tuoi colleghi blogger, e seppur con molto più stile, anche te ad una serie di commenti così caustici sul video.

Voglio dire: secondo voi la scelta di YMCA non conteneva da sola una precisa volontà di trasmettere un messaggio autoironico? Un modo diverso di fare campagna elettorale che non sia il solito video con musica seriosa e parole del doppiatore con la voce più grave che inizia ad elencare demagogicamente i problemi dell’Italia? La nostra speranza era di far vedere la base, la gente reale, ridere e scherzare, sdrammatizzando sulle prossime elezioni, mandando allo stesso tempo un messaggio di appartenenza.

Se anche un esperto sensibile come te alle nuove tendenze non ha colto questo forse dovremmo fare autocritica.

Un ultima cosa. Hai visto l’ultimo spot televisivo della coop? Lo trovi su youtube ed è praticamente identico al nostro. Cosa rende quello uno spot che ha avuto una grande efficacia e il nostro no?

Mi interessa il tuo parere.

Saluti e stima

LB

caro Ludovico, la premessa è che io non sono così critico nei confronti del vostro video come molti stinfi bloggers che si sono espressi ieri. L’ho scritto nei commenti di Akille, ieri, perché dibatterne sul mio blog mi pareva esagerato. Il vostro video mi pare divertente, malgrado all’inizio mi abbia un po’ gelato e imbarazzato. ma dopo un po’ ne prendo la parte divertente, mi fa ridere, e gli perdono quelli che a me sembrano dei grossi limiti creativi (ti sto dicendo sinceramente cosa ne penso, visto che mi hai interpellato: non avrei criticato pubblicamente uno sforzo benintenzionato venuto “dal basso”).

Però nella tua mail dici invece due cose molto ingenue e sbagliate, secondo me. La prima è quella con cui attribuisci le critiche al tuo video a un’incapacità di coglierne l’ironia: il problema, invece, è che quell’ironia manca quasi del tutto, secondo me. Come tu stesso confermi, paragonandolo a quello della Coop, è un messaggio tradizionale di sinistra-allegra-e-buona-e-di-belle-facce (visto ormai da molti anni e molte campagne), a cui si aggiunge come unica trovata spiritosa l’idea di usare YMCA (peraltro i Village People li aveva usati anche Berlusconi due settimane fa), e come limite un testo di grande povertà creativa e umorismo, fatto di banalità girotondine (senza Dini, senza Mastella, sono messaggi un po’ bolliti ormai: a voler essere un po’ critici e originali si poteva fare una battuta su Di Pietro, allora, o sulla Binetti; per non parlare della citazione di Berlusconi, che lo stesso Veltroni ha deciso di ignorare del tutto).

La seconda cosa ingenua e sbagliata è la tua pretesa di paragonare il gradimento dello spot Coop e quello del vostro: lo spot Coop ha avuto successo sì, ma non certo tra i bloggers che si occupano di politica. È un buono spot per clienti della Coop, piuttosto largo come obiettivo e comunicazione. Non puoi pensare di fare uno spot pro Veltroni simile a un buon spot della robiola, per dire, e meravigliarti se non funziona. Certo, se il vostro spot verrà proiettato nelle Coop, probabilmente sarà apprezzato per quel che ha di buono e allegro. Ma se tu lo metti su YouTube non puoi pensare allo stesso pubblico.

Infine, io del vostro video ho apprezzato il suo essere ben confezionato: formalmente, luce, suono, ritmo, sono ottimi rispetto a quel che circola in media in Italia, anche se non arriviamo alla figaggine paracula di “Yes we can”. Vi è mancata l’idea dentro, limitata ripeto allo “I-am-P-D”.

Ecco, mi hai chiesto un parere. Ciao, buona fortuna. L.

Caro Luca,

ti ringrazio davvero per questa critica ragionata e riflettuta. Dici cose completamente vere, molte delle quali (e la cosa mi fa piacere vista la stima) sono state sostenute da me in fase di discussione in sede. Sono d’accordo sul testo, sicuramente discutibile. Mi fa particolarmente piacere il tuo apprezzamento in merito alla confezione, che è l’aspetto di cui io poi mi sono occupato direttamente. Quanto alla Coop condivido l’analisi: il mio paragone serviva all’unico scopo di dimostrare la liceità di una scelta stilistica, ma allo stesso tempo confessava un certo limite nell’innovazione del linguaggio.

L’unica cosa che rimane a dividerci è la pariniana questione dell’ironia. La quale, a mio modesto avviso, non risiede tanto nel testo o nella scelta in sè per sè di YMCA. L’ironia, nell’intento, è resa dalla loro combinazione e dalla recitazione degli “interpreti”. Nel momento in cui un barbiere sorridente canta uno slogan elettorale sul ritmo di una hit anni ’70, evidentemente si sta giocando con degli stereotipi. Comunque questa era la mia speranza. L’ironia purtroppo non è cosa che si dimostra. Molti l’anno colta, molti altri no.

Un’ultima cosa, a livello confidenziale: non sono un iscritto, un millitante. Sono stato coinvolto in questa cosa quasi per caso e, all’inizio, ho nutrito le stesse tue perplessità. Quello che mi ha convinto è stato l’entusiasmo di tanti giovani, e non, all’idea di offrire il proprio contributo, di testimoniare la propria appartenenza. Sembrerà banale, ma circondato come sono da grillismi e persone che alla parola elezioni iniziano con la solita nenia “tanto sono tutti ugiali”, ho trovato estremamente motivante vedere persone che avevano voglia di perdere un week end per un’idea. Nessuno di loro era candidato, pura speranza. E questo in qualche modo è secondo me il valore intrinseco di questo prodotto postmoderno, posttelevisivo: l’essere una pura espressione di una base, senza il filtro degli spindoctors. I quali dovranno fare pure 2 conti se i loro spot ufficiali hanno fatto 800 visite e il nostro 40.000. Infine Obama, forse il vero debito lo dobbiamo a lui. Non abbiamo fatto altro che riprendere le innovazioni comunicative della sua efficace campagna elettorale. Chi oggi critica queste nuove forme si attesta secondo me su posizioni di retroguarda e, fra pochi anni, rischierà di essere chiamato misoneista. (link mio)

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