Pagina tre

Se in Italia non ci fosse una drammatica viltà editoriale – solo in parte giustificata dalla pigrizia del mercato dei lettori – che impedisce da anni di produrre buone idee in termini di nuovi giornali, sarebbe il momento di fare un quotidiano.

Sarebbe il momento di fare un buon quotidiano. Molti di voi sono convinti che ce ne siano abbastanza, ma guardateli. In italia non c’è un quotidiano fatto giornalisticamente bene, fatto formalmente bene, fatto eticamente bene. I quotidiani maggiori stanno seduti oziosamente su una rendita di posizione guadagnata decenni fa, sull’abitudinarietà dei lettori, e sulla omogeneità dell’informazione e dei suoi insulsi contenuti che rende difficile la percezione che un altro giornalismo è possibile. Che altre letture sono posiibili. Quelli che hanno questa percezione a disposizione, frequentando la rete, leggono i giornali meno, o smettono di leggerli.

Detto questo, che si potrebbe approfondire a lungo, in realtà qui volevo solo segnalare la pratica apparentemente rivoluzionaria di due dei più illustri quotidiani europei, per quanto riguarda l’apertura del giornale, ogni mattina. A pagina tre, la prima che il lettore si trova davanti quando inizia a sfogliare, nè il Guardian né Le Monde hanno la notizia-del-giorno, né la politica, né un titolo da telegiornale. Hanno una storia originale, efficace, “importante”, che in Italia uscirebbe, ma a pagina 14 o 23, dopo tutto il pastone rituale e ripetitivo di politica ed esteri e cronaca.

Oggi le Monde ha le conversioni dei muslmani francesi e il Guardian la campagna elettorale anomala del pretendente tory al municipio di Londra: per esempio. Il lettore si trova così subito una cosa da leggere ogni giorno diversa e ogni giorno inattesa, al contrario che da noi.

Sarebbe il momento di fare un buon quotidiano.

p.s. il New York Times ha avuto un’altra idea (grazie a Paferrobyday)

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