Consumi culturali

Ho visto Iron Man, baracconata di supereroi, in cui la scelta di Robert Downey jr. come superoe e di un invecchiatissimo Jeff Bridges come cattivo non bastano a renderlo niente più che un modo per passare il tempo in aereo, se ve lo fanno vedere in aereo. Grandi product placements, come al solito: compresa la lampada Arco e un Mac infilato tra molti Dell. La villa di Malibu, purtroppo, non esiste.

Sto leggendo con grande interesse “Il cigno nero“, un saggio colto e intelligente che parla di molte cose, ma soprattutto della nostra illusione di spiegare gli eventi a posteriori e pensare che le cose avvengano in base a schemi e modelli prevedibili piuttosto che per clamorosi imprevisti.

Ho cominciato un thriller di quelli che ne escono dieci al mese, tomoni rilegati e anonimi, e ne scarti dieci al mese. Questo aveva un’immagine di copertina manierista che mi ha fatto venir voglia di dargli un’occhiata: è divertente per i vezzi chandleriani, si chiama Chicago Way. Ed è l’ennesimo libro in cui il traduttore chiama “paramedici” gli infermieri (nel frattempo, in Iron Man, “L’allegro chirurgo” è “Il piccolo chirurgo”).

Ho sentito il disco dei Caraserena, e ho in testa da una settimana la vecchia “c’è un problema con le palle di Massimo”.

Ho visto Ortone, che sarebbe molto istruttivo per i bambini se il contenuto della lezione (viviamo tutti in micromondi irrilevanti, spocchiosamente ignari di tutto il resto) non fosse un po’ troppo alto per i bambini. È anche un film che lo possono tirare dalla loro sia i creazionisti credenti (i cattivi pensano che esista solo ciò che si può toccare o vedere) che gli evoluzionisti razionali (i cattivi perseguitano chi mostri verità nuove ed eretiche).

Ho letto il libro di Corrado Sannucci sulla sua leucemia – “A parte il cancro tutto bene” – dopo che avevo incontrato per caso Sannucci al bar sotto la Rai di cui lui parla nel libro, e conosciuto la moto e la moglie di cui parla nel libro. Ci sono delle belle riflessioni, e una insistente battaglia con il linguaggio e la retorica in cui l’autore decide di eliminare l’uso di termini pigri e prevedibili – purtroppo non quello di “battaglia” – ma si accorge anche che spesso la retorica vince.

Ho mangiato un buon pasticcio di maccheroni.

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