Ok, è passata una settimana e nessuno ha chiesto all’Associazione Nazionale Magistrati di motivare la scelta come reato comune ed esemplare nel suo argomentare contro Berlusconi del caso della “zingarella che rapisce un bambino”.
Siccome non voglio lasciare niente per scontato, lo spiegherò nella sua banale ovvietà. Esiste in Italia di recente un atteggiamento razzista e che incita alle peggiori infamie (vedi rogo di Ponticelli) nei confronti dei rom. Questo atteggiamento è stato esaltato in questi mesi da alcuni giornali “democratici” più ancora che dalla politica leghista o dall’ignoranza popolare. Soprattutto con la ridiffusione della vecchia leggenda – già usata a suo tempo con altre minoranze perseguitate – degli zingari che ruberebbero i bambini.
Ci sono stati almeno due casi raccontati in questi termini da giornali e televisioni, che si sono dimostrati – se non palesemente falsi – molto probabilmente dubbi. Ma nessun giornale e televisione è tornato sul caso per raccontare questi dubbi, o queste falsità. Nessuno si è fatto attrarre – non dico dall’etica dell’informazione corretta e della ricerca della verità – ma nemmeno dal cinismo dello scoop, dalla chance di fare un titolo che dicesse “Non era vero!”.
Bene, in questo quadro arrivano quelli che frequentano la giustizia e i suoi casi, quelli che conoscono i reati e le loro occorrenze, arriva insomma l’Associazionenazionalemagistrati – che mai si era spesa sulla questione – e per combattere una battaglia che le è invece cara, enuncia tutta una serie di reati che una nuova legge potrebbe rendere non perseguibili. E tra questi c’è la “zingarella che rapisce un bambino” (si noti la scompostezza della formulazione che addirittura attribuisce l’abitudine di rubare bambini agli zingari bambini: la zingarella).
A conferma dello spirito totalmente acritico con cui la stampa raccoglie queste ed altre sciocchezze, l’esempio dell’ANM comincia a essere copiato e incollato nei telegiornali e sui giornali. La “zingarella che rapisce un bambino” entra ufficialmente nella casistica dei reati frequenti in Italia. Non un giornale solleva il dito per chiedere all’ANM – intangibili paladini della guerra santa antiberlusconiana – ragione di un simile “svarione”. Nessuno che suggerisca di dire “scusate, è stato un esempio sfortunato”, almeno.
I rom italiani – e noialtri persone normali con loro – si trovano quindi in un paese che li addita come ladri di bambini non per voce di una retrograda minoranza di razzismo ignorante annidato nelle valli leghiste del nord, ma della magistratura e del giornalismo italiani, quelli che poi ci diciamo sono le sentinelle della legalità e della verità.
Chiedere le dimissioni è un’usanza inflazionata e spesso pretestuosa, in Italia. Cosa mi aspettavo dai giornali, l’ho già scritto tempo fa, ho smesso di aspettarmelo e il silenzio sulla battuta dell’ANM conferma il mio disincanto. E che dentro l’ANM nessuno abbia pensato di dire “scusate, un errore”, conferma dei pensieri sulla presunzione granitica di quella corporazione – al di là delle qualità individuali di alcuni – che ho da parecchio.
Così stiamo messi.
Update: il PD di Genova ha stampato un volantino per pubblicizzare un incontro con due “ministri ombra” sui temi della giustizia, in cui a sua volta riprende gli sgradevoli esempi del testo dell’ANM. La buona notizia è che a Radio Popolare (ringrazio Cristiano che mi ha mandato il file audio) hanno chiesto ragione della caduta al capogruppo del PD genovese, che ha stentatamente ammesso che la scelta non sia stata molto felice.