Reading summer festival

In vacanza, uno riesce a leggere un numero intero del New Yorker, ed è una pacchia. In questo c’erano:
– una lunga fantastica inchiesta sull’enorme indotto creato dalla legalizzazione della marijuana a scopo terapeutico in California: duecentomila pazienti che la usano e l’intera contea di Humboldt dedicata a questa economia (oggi se ne parla anche quì)
– il racconto da parte del protagonista principale dello scandalo dei programmi a quiz truccati negli anni Cinquanta, e dei suoi rapporti con la produzione del film di Robert Redford, a suo tempo. Tra le altre cose, è commovente con gli occhi (e i programmi) di oggi, leggere degli invidiabili criteri per la scelta di un personaggio televisivo di mezzo secolo fa:

“It wasn’t hard to guess why Al was interested in me. My father was Mark Van Doren, a poet and critic and, as Al Freedman knew, a legendary teacher. My uncle Carl, his oldest brother, had been a professor of American literature at Columbia. In 1912, Carl had married Irita Bradford, who not long afterward was named the book-review editor of the New York Herald Tribune. Carl resigned his Columbia professorship in order to pursue a writing career, which included winning a Pulitzer Prize for biography (of Benjamin Franklin); he helped my father to become a teacher of literature at Columbia, too. By 1956, Carl was dead and my father was close to retirement, after nearly forty years”

– una memorabile stroncatura del film “Mamma mia!” da parte del leggendario critico Anthony Lane

“The legal definition of torture has been much aired in recent years, and I take “Mamma Mia!” to be a useful contribution to that debate”
“…but then I really saw only half the movie, having spent the other half staring down at my clenched fists and curled toes in a calvary of embarrassment”

– la storia della battaglia civile e legale che portò New York a essere la prima città del mondo a obbligare i padroni di cani a “clean up after your dog”

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