Brett Lorenzo Favre

Brett Lorenzo Favre (Gulfport, 10 ottobre 1969) è un giocatore di football americano statunitense che gioca nel ruolo di quarterback nei New York Jets.
Dal 1992 al 2007 è stato quarterback dei Green Bay Packers, squadra con cui ha vinto il XXXI Superbow. È considerato uno dei più grandi giocatori nella storia della NFL ed è tutt’ora l’unico giocatore ad aver vinto il prestigioso Premio NFL miglior giocatore dell’anno per tre volte, peraltro consecutive.

Sono stato a New York una settimana, e le cose di cui si parla di più in città sono la nuova “aiola” pedonale spartitraffico su Broadway, a sud di Times Square, e l’arrivo di Favre ai Jets. Che non è stato un semplice trasferimento come un altro. Favre è una specie di mito del football americano e della sua squadra per quindici anni, i Green Bay Packers. La storia è particolarmente letteraria perché i Packers sono l’ultima squadra di provincia rimasta nel campionato NFL di football: squadra di vecchissima tradizione che ha vinto i primi due Superbowl della storia dell’NFL, negli anni Sessanta, ma un terzo ancora nel 1997 grazie a Favre. Green Bay sta nel Wisconsin, sul lago Michigan, e ha una solida rivalità con i Chicago Bears, che giocano un po’ più a sud sulle stesse rive. Green Bay ha solo centomila abitanti, ma un’impressionante serie di primati nel campionato di football.
Ma insomma, Favre arriva lì nel 1992, riporta la squadra ai massimi livelli, diventa eroe locale e nazionale, vince un Superbowl, e arrivato a 38 anni decide di mollare. Ha una faccia adulta, come se ne vedono nel football e nel baseball: sembra un camionista figo del Mississippi, potrebbe essere il padre di un giocatore di calcio italiano con l’aria da ragazzino. I Packers non sembrano avere chances nel campionato del 2008 che inizia a settembre, e forse è il momento giusto per ritirarsi. Siamo a marzo di quest’anno: grandi celebrazioni e addii, eccetera.
Ma passano quattro mesi, e Favre forse ci ripensa. Circolano voci, pare che abbia chiesto ai Packers di rientrare in squadra, e alla fine lo dichiara lui stesso: non è mai stato convinto, ma i Packers lo pressavano per decidere rapidamente in modo da poterlo sostituire per tempo. Ora però ci ha pensato, il football gli manca, e vuole rientrare. Loro però non lo rivogliono, malgrado sia ancora sotto contratto. Ormai hanno investito su un nuovo quarterback, e i giochi sono chiusi. La tensione tra la squadra e la sua ex-bandiera sale. Favre dice di essere molto seccato con il management, e alla fine si presenta al ritiro, un mese fa: manca un mese all’inizio del campionato. Tensione ancora maggiore, loro gli fanno capire che non ce n’è, lui ottiene di essere ceduto a un’altra squadra. Si dice che lui voglia restare nello stesso girone dei Packers, per desiderio di rivalsa, ma non glielo concedono, e alla fine se lo prendono i Jets di New York.
Ed ecco come la storia la vedono da New York. I Jets sono la squadra “sfigata” della città. Mentre i Giants hanno vinto tre Superbowl – e in particolare quello di quest’anno – e lo stadio è intitolato a loro, i Jets non vincono un Superbowl da quarant’anni. Fu la loro unica vittoria, ma il loro quarterback di allora- Joe Namath – è una specie di leggenda cittadina, un simpatico sbruffone indisciplinato con una passione per diversi eccessi, che oggi il New Yorker definisce “il tipico campione newyorkese”.
Dopo Namath, però, i Jets non si avvicinarono più al Superbowl. Adesso poi, ce lo hanno sì vicinissimo, ma nelle mani dei rivali cittadini dei Giants. Ed ecco che, in tutto questo, arriva Favre: tutto il contrario del tipico atleta newyorkese, uomo da spaccar legna e andare a caccia, che pare arrivare controvoglia e alla fine di una carriera, e però una carriera leggendaria. Come lo accogliamo? Per ora con eccitazione, a sentire in giro: se fosse un film, il vecchio Favre conquisterebbe la finale e il cuore della città che gli estranea. Ma questa è la città la cui squadra di baseball perse le finali subito dopo l’11 settembre: non un posto da favole sportive.

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