Girl Talk è il nome d’arte del musicista Gregg Gillis (26 ottobre 1981). Gillis, che vive a Pittsburgh, Pennsylvania, ha pubblicato quattro dischi per la casa discografica Illegal Art. Ha iniziato a fare musica mentre studiava Ingegneria Biomedica alla Case Western Reserve University. È specializzato in remix e “mash-up”, in cui usa spesso campionamenti non autorizzati da diverse canzoni per crearne una nuova. Il New York Times ha definito la sua musica “una causa legale dietro l’angolo”. Ai suoi primi spettacoli Gillis si fece notare per l’atteggiamento di scena, spogliandosi quasi completamente nel corso della performance.
Gli appassionati italiani di musica dance e di deejaysmo conoscono Gillis da tempo. Io ho letto di lui su Wired di questo mese, che annunciava il suo nuovo disco – “Feed the animals” – con un grafico che esponeva la successione degli oltre duecento campionamenti usati in quest’occasione. La musica di Girl Talk, ovvero, è una miscela di rap e ritmi elettronici montati assieme a citazioni su citazioni di canzoni precedentemente note: dai Queen a Kanye West ai Procol Harum a Phil Collins a Michael Jackson ai Police. E ancora. L’effetto, se uno è appassionato di canzoni, è formidabile. Un po’ perché l’insieme è ben costruito e ha davvero ritmo, un po’ perché l’evocazione per pochi secondi di madeleines musicali tocca delle corde, e scatena un giochino di riconoscimento. Per associazione, mi è tornato in mente che trent’anni fa, in tutt’altra antica maniera e con risultati diversi, un francese di nome Laurent Voulzy pubblicò un proprio medley di vecchi successi, che andò molto forte: si chiamava “Rockcollection” e ora fa un po’ ridere. Il disco di Girl Talk, un’infinita violazione delle leggi sul diritto d’autore, si può scaricare dal sito della Illegal Records con la stessa formula usata dai Radiohead: lo pagate quello che volete, anche niente. Ma se lo pagate almeno dieci dollari, promettono di mandarvi il disco vero a casa, quando lo faranno.