Il leone del deserto, realizzato nel 1981 per la regia di Moustapha Akkad, è un film storico, con la partecipazione di Anthony Quinn nel ruolo del condottiero senussita libico Omar al-Mukhtar, che si batté contro l’esercito di Mussolini precedentemente alla Seconda guerra mondiale.
Ho visto per la prima volta questo Lawrence d’Arabia dei poveri, tentativo ambizioso finanziato da Gheddafi di raccontare le mostruosità del colonialismo italiano in un film di epica spettacolarità che imita appunto il capolavoro con Peter O’Toole. Solo che a raccontare le mostruosità riesce molto bene, ma il risultato cinematografico è mediocre e noioso, malgrado il cast col botto: Anthony Quinn fa il leone del titolo, capo dei guerriglieri che resistono all’invasione fascista, poi ci sono Gastone Moschin, Rod Steiger, Oliver Reed nella parte del generale Graziani, Irene Papas, Raf Vallone e John Gielgud. Detto questo, è ridicolo che del film sia tuttora vietata la proiezione in Italia: non ha mai ottenuto il visto della censura su pressioni politiche – attribuite a Giulio Andreotti e all’allora ministro Raffaele Costa, ma si sarebbero poi ripetute – che ritenevano la ricostruzione sgradevole per l’onore dell’Italia. Il regista siriano del film, Mustafa Akkad – che era stato tra l’altro produttore della serie di film de paura “Halloween” – è stato ucciso assieme a sua figlia nel 2005 in uno degli attentati kamikaze di Al Qaeda ad Amman.