I Clipper furono veloci navi a vela a tre o più alberi adibite al trasporto delle merci sulle rotte oceaniche che furono utilizzate sul finire del XIX secolo. Rimane incerta l’etimologia del termine: l’origine del termine viene ricondotta sia al verbo clip inteso come tagliare (i tempi di navigazione), o come fendere (le onde) come anche a clip inteso come velocità o frullio di ali.
I Clipper furono costruiti nei cantieri inglesi, olandesi, francesi e americani. I primi vascelli di questo tipo ad essere varati sono stati i piccoli Clipper di Baltimora che vennero realizzati negli USA durante la guerra del 1812.
Proprio per incrementare la velocità questi vascelli disponevano di una superficie velica superiore a quella delle navi a loro equivalenti che le rendeva difficili da manovrare. Tutta la nave era progettata per raggiungere la massima velocità possibile tanto da sacrificare anche la capacità di carico della nave stessa. Ma le velocità raggiunte ripagavano questo sacrificio. Infatti un Clipper poteva raggiungere facilmente una velocità di 9 nodi (16 km/h), con in qualche caso punte di 20 nodi (37 km/h), quando la velocità massima delle altre navi era di 5 nodi (9 km/h) scarsi.
L’epoca d’oro dei Clipper durò dal 1840 al 1870 circa. In seguito le navi a vapore divennero, grazie all’apertura del Canale di Suez che le navi a vela non potevano percorrere, molto competitive. Le navi a vela invece dovevano ancora seguire la rotta che passava per il Capo di Buona Speranza, circumnavigando l’Africa.
Il Cutty Sark era un clipper e si dice abbia preso il nome dalla camiciola indossata da un personaggio in un poema scozzese. Fu varato nel 1869 per il commercio del tè con la Cina, alla vigilia dell’apertura di Suez e del passaggio di moda dei clipper. Navigò mezzo secolo, poi divenne nave scuola, e infine nave museo, a Greenwich nei pressi di Londra. L’anno scorso, durante un periodo di restauri, fu in parte distrutto da uno spettacolare incendio di cui si sono indagate le misteriose cause per un anno. Questa settimana la polizia ha comunicato che con tutta probabilità il fuoco si sviluppò per il surriscaldamento elettrico di un’”aspirapolvere industriale” lasciata accesa per due giorni. Viene da pensare agli operai che si allontanano, il venerdì pomeriggio, e uno di loro rimugina, sulla metropolitana: “ma ho spento l’aspirapolvere?”. È in corso una intensa raccolta di fondi per il restauro: le vele erano per fortuna state quasi del tutto rimosse al momento dell’incendio.